Secondo Erwin Bollinger della Segreteria di stato dell'economia (SECO), il nuovo testo non dovrebbe avere grandi ripercussioni per l'industria elvetica, visti gli standard molto alti delle leggi svizzere in fatto di esportazione di materiale bellico. "Abbiamo fatto il paragone con i nostri vicini europei. In Svizzera la legislazione è particolarmente rigorosa", ha detto oggi Bollinger all'ats.
Il processo negoziale in vista della firma del trattato, indicato con la sigla inglese ATT (Arms Trade Treaty), era stato lanciato nel dicembre 2006 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, che lo aveva approvato con 153 voti contro uno (gli Stati Uniti, maggiore esportatore mondiale) e 24 astensioni. Nel 2009 l'Assemblea ha fissato il quadro dei negoziati per l'ATT, ai quali si sono associati anche gli USA dopo che l'amministrazione Obama ha sostituito quella di George W. Bush.
L'obiettivo è di regolamentare il commercio del materiale d'armamento convenzionale e inasprire il controllo delle esportazioni. Lo scorso 23 maggio, il Consiglio federale ha conferito alla delegazione svizzera il mandato negoziale per le trattative di luglio.
Nel 2011, l'esportazione di armi ha costituito lo 0,42% dell'export totale elvetico, secondo il Dipartimento federale dell'economia. In tutto 68 paesi hanno acquistato materiale bellico per 872,7 milioni di franchi, una somma record.
Secondo Amnesty International (AI), almeno 500'000 persone muoiono ogni anno vittime della violenza armata sotto forma di guerre, uso eccessivo della forza da parte di governi o gruppi d'opposizione oppure criminalità.
Nel 2010 le vendite di armi e attrezzature militari hanno superato i 400 miliardi di dollari di volume d'affari nel mondo. Le vendite sono in continuo aumento a causa della richiesta dei paesi emergenti. L'organizzazione per i diritti umani precisa in una nota che nel 2010 i tre quarti delle armi vendute nel mondo sono stati messi sul mercato da sei paesi: Stati Uniti (35,9%), Russia (15%), Germania (7%), Regno Unito (6%), Cina (6%) e Francia (4%). L'India è diventato il primo importatore del mondo, seguita da altri quattro paesi asiatici: Corea del Sud, Pakistan, Cina e Singapore.