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TICINO"L'instabilità italiana potrebbe favorirci". Ecco come

10.10.11 - 09:55
Intervista ad Alberto Petruzzella di Credit Suisse. Occupazione stabile al CS in Ticino
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"L'instabilità italiana potrebbe favorirci". Ecco come
Intervista ad Alberto Petruzzella di Credit Suisse. Occupazione stabile al CS in Ticino

LUGANO - La crisi  e il rallentamento dell'economia oltrefrontiera cosa significano per il Ticino finanziario?  Intervista ad Alberto Petruzzella,  responsabile Regione Ticino di Credit Suisse.

Ogni giorno giungono notizie preoccupanti dalla vicina Italia. Ultima il pesante declassamento dell’Italia  anche da parte di Moody’s. Per la Svizzera e il Ticino quali le conseguenze di questa situazione?
Una crisi economica in Italia non è una buona notizia per nessuno, specialmente per la Svizzera e il Ticino viste le relazioni commerciali tra i due paesi. L’aumento dell’incertezza in un paese tendenzialmente spinge la gente a cercare porti più sicuri, è possibile che le difficoltà nella gestione del debito pubblico spingano patrimoni verso la Svizzera e il Ticino.

Secondo alcune fonti giornalistiche, i capitali italiani stanno riaffluendo in Ticino, è vero?
Molti clienti scelgono la piazza finanziaria svizzera e ticinese per motivi di diversificazione, ma anche per i suoi vantaggi competitivi come la stabilità politica, una moneta forte, il know-how, la competenza e l’esperienza dei collaboratori attivi nel settore bancario. Questi vantaggi fanno sì che la piazza continui a restare attrattiva per gli investitori stranieri. Per quanto riguarda l’Italia in particolare  il tutto è comunque da inquadrare nel difficile contesto economico attuale caratterizzato da aspettative di rallentamento della crescita, dove risulta difficile creare nuova ricchezza. 

I licenziamenti dalle banche hanno preoccupato l’opinione pubblica, come si pone CS in questo senso in Ticino?
Nel corso degli ultimi due anni il numero del personale del Credit Suisse in Ticino è rimasto sostanzialmente stabile. Ad aprile alla pubblicazione dei risultati del secondo trimestre Il Credit Suisse ha annunciato un piano di risparmi che comporta la riduzione del 4% dei posti di lavoro a livello del gruppo, 500 in Svizzera. Come detto in quell’occasione, non si prevedono sostanziali ripercussioni per il Ticino.

Una risposta drastica alla stretta fiscale italiana e alla crisi economica è la delocalizzazione  della propria azienda. Siete interessati al fenomeno?
Osserviamo effettivamente un certo interesse da parte sia di privati che di aziende. Per un’azienda la decisione di delocalizzare è comunque un processo importante e laborioso, basti pensare alle difficoltà nel trovare una buona localizzazione e del personale qualificato. In Ticino resta difficile trovare degli spazi mentre i costi rimangono onerosi. Delocalizzare conviene solo alle aziende che producono ad alto valore aggiunto.

Nell’incerta situazione finanziaria complessiva, la piazza ticinese ‘tiene’  ancora ?
Molti cambiamenti sono intervenuti negli ultimi anni e hanno rappresentato uno stimolo per il settore bancario elvetico che nel frattempo ha rinforzato le proprie competenze e le attività on-shore all'estero. La piazza finanziaria ticinese durante questo periodo caratterizzato da grande incertezza ha saputo mantenere la sua attrattività, testimonianza ne è la fiducia accordataci dalla clientela italiana, malgrado gli scudi fiscali.

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