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ITALIAA che gioco sta giocando Renzi?

15.01.14 - 21:14
Tra il segretario del PD e il premier Enrico Letta la tensione resta latente. E c'è chi parla di strategia renziana per riportare al più presto gli italiani alle urne
Foto d'archivio (Keystone)
A che gioco sta giocando Renzi?
Tra il segretario del PD e il premier Enrico Letta la tensione resta latente. E c'è chi parla di strategia renziana per riportare al più presto gli italiani alle urne

ROMA - Al premier italiano Enrico Letta l'atteggiamento del surfista stavolta potrebbe non bastare. L'onda che cerca di cavalcare è infatti abbastanza anomala. E ciò spiega perché abbia più che mai necessità del discreto appoggio del capo dello Stato in una trattativa di governo che si è complicata.

La battuta del sindaco rottamatore e il negoziato - La battuta sferzante del segretario PD Matteo Renzi ("se Letta si logora da solo non è colpa mia") è la dimostrazione che tra il premier e il sindaco rottamatore resta una tensione latente. La Direzione del partito potrebbe non scioglierla. È una questione di metodo: il segretario del Pd vuole risultati immediati, sulla legge elettorale e sul programma di governo, ma il fatto che il negoziato si sia svolto su un doppio binario (quello di partito e quello di governo) non ha agevolato il compito.

Il sospetto dell'opposizione - Le continue punzecchiature renziane, del resto, hanno insospettito un po' tutti. Si allarga il fronte di quelli che pensano che il vero obiettivo di Renzi resti il ritorno alle urne: dal Nuovo centrodestra a Scelta civica e ai neocentristi del ministro della difesa Mauro viene la richiesta convergente al sindaco di Firenze di chiarire in Direzione l'obiettivo del Pd. A questo schieramento nelle ultime ore si è aggiunta la sinistra interna democratica che propone di dare un chiaro segnale di sostegno all'esecutivo proprio per stanare il segretario.

Renzi e Berlusconi - La minoranza interna, peraltro, contesta al leader anche la linea sulla riforma elettorale: gli chiede di non incontrare Silvio Berlusconi con il rischio di resuscitarlo politicamente. Ma su questo punto Renzi tira dritto: le regole, replica, non si dettano a colpi di maggioranza. Dopo aver visto Verdini (Forza Italia) e il vicepremier Alfano (NCD), ha in agenda il faccia a faccia con Letta.

Renzi e il timore del proporzionale - La determinazione di Renzi si spiega con il proporzionalismo strisciante che si va facendo strada nell'opposizione e tra i centristi. Ma questo è anche il limite della sua strategia: è vero infatti che se si dovesse tornare alle urne il centrodestra si presenterebbe sostanzialmente acefalo, ma è anche vero che si voterebbe con la legge uscita dalla Consulta, cioè con il proporzionale con preferenze. Il che consentirebbe a tutti i partiti di avere la propria fetta di parlamentari, senza che emerga una maggioranza certa. Dunque ancora larghe intese, il contrario di ciò che Renzi desidera.

Legge elettorale e riforma del lavoro - La trattativa su legge elettorale e riforma del lavoro (che i bersaniani contestano nella declinazione del Jobs Act) è più incerta di quanto si possa credere. Da più parti si fa osservare come una nuova legge elettorale, per essere davvero efficace, dovrebbe essere accompagnata dal premierato forte, come avviene negli altri Paesi europei: un punto divisivo. Quanto al lavoro non ha torto chi osserva che finora ci si è limitati ai titoli: scendendo nello specifico già si vede come la minoranza interna del Pd sia decisa a difendere l'art. 18, la cassa integrazione e la contrattazione nazionale, tutti spunti contenuti in un decalogo che gli ex ds, capitanati da Cesare Damiano, hanno presentato a Renzi.

Opposizioni divise - Sul fronte delle opposizioni non c'è maggiore compattezza. Berlusconi non è riuscito ancora a pacificare Forza Italia e ad imporre il coordinatore unico: ciò non garantisce Renzi in un eventuale accordo sulla legge elettorale (in Fi c'è chi contesta la scelta del sistema spagnolo).

Il Movimento 5 stelle che fa? - Lo stesso Movimento 5 Stelle oscilla tra la chiusura totale al dialogo (Casaleggio ha bocciato tutte le proposte renziane) e una blanda preferenza per il Mattarellum. Delusa, la renziana Maria Elena Boschi dice che il guru dei 5 stelle è piombato a Roma solo per placare il dissenso crescente nel M5S. Così, le due settimane su cui punta Renzi per un'intesa sembrano un termine molto ottimistico.

ansa / ats

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