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ITALIAIl 98% dei votanti vuole l’autonomia in Veneto

23.10.17 - 06:32
Alle urne si è recato il 57,2% della popolazione con diritto di voto, ma è quasi plebiscito. In Lombardia l’affluenza è stata attorno al 38-39%, con il 95,3% dei "sì"
Keystone
Il 98% dei votanti vuole l’autonomia in Veneto
Alle urne si è recato il 57,2% della popolazione con diritto di voto, ma è quasi plebiscito. In Lombardia l’affluenza è stata attorno al 38-39%, con il 95,3% dei "sì"

ROMA - Il presidente leghista del Veneto Luca Zaia vince la scommessa dell'autonomia, e adesso si siederà con il mandato popolare del referendum al tavolo con lo Stato, per chiedere maggiori poteri in 23 materie, e le conseguenti risorse fiscali. Si attestano infatti sul 98,1% i sì al referendum sull'autonomia del Veneto e sull'1,9% i no, quando sono stati scrutinate 4661 sezioni su 4739, pari al 98,4%.

Il dato disponibile dell'affluenza al voto - comunicato dall'osservatorio elettorale del consiglio regionale relativo a 574 comuni su 575 - è del 57,2%. Il quorum del 50%+1 era già stato raggiunto alle 19.00.

«Penso che con questa elezione - ha detto Zaia - si dimostri che non esiste il 'partito dell'autonomia', ma esistono i veneti che si esprimono a favore di questo concetto». «Vincono i veneti - ha aggiunto -; il senso civico dei veneti del 'padroni a casa nostra'. Nell'alveo della Costituzione si possono fare le riforme».

Il quorum, vigente solo in Veneto per statuto, era il vero target di Zaia. Se non avesse avvicinato il 60% dei votanti, Zaia avrebbe «buttato tutto nel cestino». Non si sarebbe in ogni caso dimesso, ma avrebbe mancato l'investitura popolare forte, e la partita autonomista si sarebbe giocoforza annacquata.

Invece il politico trevigiano, vero recordman di preferenze - è stato eletto presidente con il 60% nel 2010, riconfermato con il 50,4% nel 2015 - ha fatto ancora centro. Le province a trazione leghista, Vicenza, Padova, Treviso, e anche Verona, si sono recate alle urne in gran numero, superando nell'affluenza anche recenti referendum nazionali. Il dato è stato inferiore solo al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, che aveva registrato in Veneto il 76,7% dei votanti.

«Noi chiediamo tutte le 23 materie, lo dico subito, e i nove decimi delle tasse» ha puntualizzato Zaia a urne ancora calde, annunciando che già domani porterà in Giunta regionale la delibera-quadro (pronta da tempo), per avviare, una volta ottenuta l'approvazione dell'assemblea veneta, la trattativa con lo Stato. «Diventerà il nostro contratto che proporremo al Governo», ha aggiunto Zaia, ammonendo: «Io credo che a Roma si rendano conto di quello che sta avvenendo».

Il primo a rispondergli è stato uno dei suoi maggiori oppositori nel governo, il sottosegretario Gianclaudio Bressa, che ha sempre sostenuto «l'inutilità» dei referendum, dato che il tavolo sul «regionalismo differenziato» si può aprire semplicemente i sensi dell'articolo 116 della Costituzione. «L'esito del referendum in Lombardia e Veneto - ha detto Bressa - conferma l'importante richiesta di maggiore autonomia per le rispettive regioni. Il governo, come ha sempre dichiarato anche prima del voto di oggi, è pronto ad avviare una trattativa».

La Lombardia - Quattro elettori su dieci sono andati a votare al referendum consultivo per l'autonomia della Lombardia. E il 95% ha detto sì al quesito, secondo le proiezioni della Regione.

Non è un risultato pieno come quello del Veneto, e gli avversari glielo hanno subito fatto notare. Ma il presidente leghista della Regione Roberto Maroni si è detto «soddisfatto», perché ora può partire la fase negoziale col Governo.

«Ringrazio i tre milioni di lombardi, che mi hanno dato un mandato storico per avere la vera autonomia, nell'ambito dell'unità nazionale», ha spiegato il governatore, visibilmente emozionato, in una conferenza stampa a Palazzo Lombardia dopo la mezzanotte.

Maroni ha riconosciuto che in Veneto «il senso di appartenenza è indubbiamente più forte». Ma, ha aggiunto, «non faccio la competizione con il presidente leghista del Veneto Luca Zaia, non mi interessa la percentuale, sono contento che ci abbia superato, ora possiamo unire le forze per la battaglia del secolo». Maroni fa leva su quel 95% di consensi, e considera un successo anche l'affluenza attorno al 40%. Che, ha sottolineato, «è stata ampiamente superiore alle mie previsioni del 34%: qualcuno dirà che non basta? Non mi interessa. Non sono affatto deluso. Sono felice».

Le reazioni politiche - Caustico il commento del capogruppo del Pd, Enrico Brambilla, che era schierato per l'astensione: «È stato messo in campo uno sforzo straordinario, organizzativo e di risorse, per poi verificare che su sette milioni e mezzo di lombardi più di quattro se ne sono stati a casa. Vedo che c'è in giro un po' di soddisfazione ma per lo scampato pericolo».

«L'affluenza lombarda - ha detto Stefano Buffagni (Movimenti 5 Stelle/M5S), che era per il sì - è stata sopra le aspettative, nonostante la strumentalizzazione di Maroni. L'atteggiamento scorretto di tutta la Lega Nord ha scoraggiato molti cittadini che per mesi hanno sentito parlare di residuo fiscale, che con questo referendum non c'entra niente».

In attesa che si sposti, da martedì, in Consiglio regionale, la sfida è stata oggi sulla lentezza dei dati sull'affluenza. «Abbiamo avuto delle criticità dovute alla novità» del voto elettronico, ha sostenuto Maroni, «ma la grande soddisfazione è che sono state tutte risolte e che il sistema ha funzionato in piena sicurezza, i paventati attacchi hacker non si sono visti».

I referendum non sono vincolanti - Tempo pochi giorni, quindi e il Veneto, probabilmente in accordo con la Lombardia, avvierà l'iter formale per il negoziato sulle 20 materie concorrenti (tra queste spiccano il coordinamento della finanza pubblica e tributario, lavoro, energia, infrastrutture e protezione civile) e in tre esclusive dello Stato: giustizia di pace, istruzione e tutela dell'ambiente e dei beni culturali. L'intesa tra lo Stato e la Regione interessata dovrà poi concretizzarsi in una proposta di legge che dovrà essere approvata a maggioranza assoluta da entrambe le Camere.

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