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STATI UNITIIl porno contro Trump: «10 milioni per l'impeachment»

15.10.17 - 15:35
Parola di Larry Flint, l'uomo dietro alla rivista erotica Hustler
Keystone
Il porno contro Trump: «10 milioni per l'impeachment»
Parola di Larry Flint, l'uomo dietro alla rivista erotica Hustler

NEW YORK - Larry Flynt contro Donald Trump. Il 'Re del porno' offre la bellezza di 10 milioni di dollari in contanti a chi fornirà prove sufficienti per avviare la procedura di impeachment e cacciare il tycoon dallo Studio Ovale. Una sfida lanciata sulle pagine del giornale più letto nei palazzi del potere della capitale statunitense, il Washington Post.

L'eccentrico imprenditore - a capo di un vero e proprio impero della pornografia con cui ha scalzato negli anni un'icona come il patron di Playboy Hugh Hefner - ha comprato un'intera pagina del giornale in cui attacca duramente il presidente. E, in pieno scandalo Weinstein, prende di mira anche il presunto passato da 'molestatore seriale' del tycoon.

Non a caso fu proprio Flynt, nell'ottobre del 2016, a mettere sul piatto un milione di dollari a chiunque gli avesse consegnato registrazioni 'a luci rosse' dell'allora candidato alla Casa Bianca, a quei tempi travolto dalle accuse di molestie sessuali mosse da decine di donne e dal video sessista che scatenò una vera e propria bufera.

«Hanno cacciato Weinstein dall'Academy ma continuiamo ad avere Trump alla Casa Bianca», uno dei commenti più postati sui social media negli ultimi giorni. Con l'ex candidata alla Casa Bianca Hillary Clinton che attacca: «Abbiamo eletto un presidente molestatore».

«Dopo nove tumultuosi mesi in carica, Trump ha dato prova di essere pericolosamente inadatto a governare», si legge nell'annuncio di Flynt pubblicato sul Post. Una vera e propria dichiarazione di guerra da tycoon a tycoon. Flynt - 74 anni, fondatore tra l'altro della rivista Hustler, una vera e propria 'Bibbia' del porno insieme a Playboy e Penthouse - punta il dito sulle «centinaia di bugie del presidente» e sulla «completa ignoranza degli affari internazionali».

Convinto sostenitore e finanziatore dei democratici, il miliardario editore non è nuovo ad iniziative clamorose. Come quando nel 1998 scese in campo in difesa dell'ex presidente Usa Bill Clinton, travolto dallo scandalo di Monica Lewinsky, e offrì soldi a chi svelava storie di tradimenti dei leader repubblicani. Ne fece le spese un senatore. Poi nel 2011 prese le parti di Anthony Weiner, il marito dell'assistente personale di Hillary Clinton costretto a dimettersi dal Congresso per le foto 'hard' inviate a minorenni. Flynt gli offrì un posto di lavoro nel suo impero con un salario più alto di quello di parlamentare.

Famose le innumerevoli battaglie legali per la libertà di espressione e contro i divieti posti dall'America puritana sulla pornografia. Durante una di queste, in cui era stato accusato di oscenità, fu colpito in strada da alcuni colpi di pistola che lo hanno costretto su una sedia a rotelle per tutta la vita.

Intanto anche il mondo dello sport continua a sfidare Donald Trump con la protesta contro l'ineguaglianza razziale sui campi da football americano che si allarga alle partite nei college. E per la prima volta coinvolge le cheerleader: tutte in ginocchio durante l'inno prima dell'inizio della partita sul campo della Howard Greene University, proprio a due passi dalla Casa Bianca. E tre delle majorette afroamericane in piedi con il pugno alzato: un immagine che ricorda l'iconica fotografia che immortalò i velocisti Tommie Smith e John Carlos col pugno alzato sul podio delle Olimpiadi messicane del 1968.

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