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ALBANIAL'Albania al voto, Rama superfavorito

24.06.17 - 20:04
Oltre 3 milioni e 450 mila albanesi sono chiamati domani alle urne per decidere chi sarà alla guida del paese per i prossimi 4 anni
Keystone
Secondo mandato ad un passo per il premier uscente.
Secondo mandato ad un passo per il premier uscente.
L'Albania al voto, Rama superfavorito
Oltre 3 milioni e 450 mila albanesi sono chiamati domani alle urne per decidere chi sarà alla guida del paese per i prossimi 4 anni

TIRANA - Oltre 3 milioni e 450 mila albanesi sono chiamati domani alle urne per decidere chi sarà alla guida del paese per i prossimi 4 anni. Il premier socialista Edi Rama, 53 anni, è alla ricerca di un secondo mandato, e dopo la rottura con il suo principale alleato di governo, il Movimento socialista per l'Integrazione, guidato fino a poche settimane fa dal presidente eletto Ilir Meta, sta premendo per ottenere da solo il controllo della futura maggioranza.

Di fronte ai socialisti, c'è il Partito democratico (Pd) di Lulzim Basha, 43 anni, alla guida dell'opposizione da 4 anni, quando ha sostituito il leader storico Sali Berisha, dimessosi dopo la profonda sconfitta delle politiche del 2013.

I sondaggi condotti da due società italiane, Ipr Marketing per conto dell'emittente tv albanese Ora News, e l'Istituto Piepoli per conto di Report Tv, danno Rama in netto vantaggio, con almeno il 48 per cento dei consensi.

Finito spesso nel mirino delle accuse per la vasta corruzione e la proliferazione, nel 2016, del fenomeno della coltivazione della marijuana, ridotto drasticamente quest'anno, il premier vanta la realizzazione di una serie di riforme, tra cui la più importante quella giudiziaria. Una riforma, fortemente sostenuta e sponsorizzata dall'Unione europea e dagli Stati uniti, che tende a capovolgere l'intero sistema e passare a setaccio i circa 800 giudici e procuratori, verificando la loro formazione professionale ed anche i loro patrimoni.

Tre le nuove istituzioni previste, anche un'apposita Agenzia investigativa che ricalcherà il modello della Fbi statunitense, e che si occuperà solo della corruzione degli alti funzionari pubblici. Durante la campagna elettorale, Rama ha promesso di intraprendere una radicale riforma dell'amministrazione pubblica, i cui dipendenti vengono nominati in gran parte a seconda dell'appartenenza politica. "Per riuscirci abbiamo bisogno di avere la maggioranza del parlamento (71 su 140 seggi) in modo da non essere costretti a coalizioni in cui i piccoli partiti si comportano da ricattatori", ha più volte ribadito il premier.

Il suo rivale Basha però ha puntato sull'economia, promettendo una sensibile riduzione delle imposte, Iva inclusa, e reintrodurre la "flat tax", una tassazione fissa a quota del 9 per cento. Dopo la dura sconfitta nelle amministrative del 2015, per il leader dell'opposizione si tratta di una vera e propria sfida. Criticato di aver agito sempre all'ombra dell'ex premier Sali Berisha, Basha si è presentato con una lista di candidati fatta all'80 per cento di volti nuovi, cancellando numerosi esponenti del partito ed anche i suoi critici. Una vera e propria scommessa personale in vista anche della futura gara, il prossimo luglio, per la leadership del Pd.

Alla vigilia delle elezioni Rama e Basha hanno raggiunto un accordo politico che ha posto fine ad una pericolosa crisi, provocata dall'opposizione, la quale, aveva indetto, dallo scorso febbraio una protesta ad oltranza minacciando di boicottare le elezioni, e chiedendo la formazione di un governo tecnico che potesse garantire lo svolgimento delle politiche in rispetto degli standard internazionali. Grazie all'intesa, la campagna elettorale è stata dominata dai toni moderati, e l'ipotesi di una grande coalizione fra i due, nel caso nessuno raggiunga il controllo del parlamento, sta guadagnando sempre terreno. Le elezioni di domani saranno monitorate da oltre 5 mila osservatori locali ed internazionali. Giunti da 43 paesi, oltre 330 osservatori stranieri. Il modo in cui saranno condotte le elezioni dovrebbe avere un notevole peso anche sul percorso di integrazione europea del paese.

 

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