L'area su cui si applica la legge marziale voluta dal presidente copre un terzo dell'arcipelago filippino
MINDANAO - La legge marziale a Mindanao «non sarà diversa da quella di Marcos. Sarò duro». Lo ha detto questa mattina il presidente filippino Rodrigo Duterte, dopo aver annunciato l'imposizione del provvedimento nell'isola del sud del Paese in seguito all'assalto di un gruppo ribelle islamico nella città di Marawi.
«Ho detto a tutti, "non costringetemi a farlo". Ho detto che sarò duro», ha dichiarato Duterte, come riportato su Facebook da un membro del suo staff. Il leader di Manila ha anche commentato sulla durata della legge marziale, aggiungendo che «se ci vuole un anno, allora lo faremo. Se finisce tutto in un mese, ne sarei felice».
Secondo la Costituzione, il provvedimento - che dà maggiori poteri alle forze di sicurezza e permette di incarcerare sospetti senza accuse formali per lunghi periodi - è però valido per 60 giorni, ed eventuali estensioni devono essere approvate dal Congresso.
L'ex dittatore Ferdinand Marcos, per il quale Duterte non nasconde la sua ammirazione, governò con la legge marziale dal 1972 al 1985, un periodo in cui si contarono decine di migliaia di abusi dei diritti umani.
L'area su cui si applica la legge marziale voluta da Duterte copre un terzo dell'arcipelago filippino. A Mindanao e in alcune isole minori dell'area operano diversi gruppi islamici, che vanno da guerriglieri separatisti attivi da decenni a estremisti considerati legati all'Isis, come quelli del gruppo Maute che ieri ha attaccato alcune aree della città di Malawi, appiccando il fuoco ad alcuni edifici tra cui una chiesa e occupando un ospedale e un carcere.