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GERMANIA«Non vogliamo diventare una minoranza in questo paese»

22.04.17 - 21:13
Pesante sconfitta per "l'ala moderata" di AfD che esce a testa bassa dal congresso. Proteste animate per le strade. Mobilitati oltre 4000 agenti di polizia
Keystone
«Non vogliamo diventare una minoranza in questo paese»
Pesante sconfitta per "l'ala moderata" di AfD che esce a testa bassa dal congresso. Proteste animate per le strade. Mobilitati oltre 4000 agenti di polizia

COLONIA - L'ala più "moderata" del partito esce sconfitta dal congresso di oggi, e la leadership di Frauke Petry chiaramente indebolita: la base di "Alternative für Deutschland" (AfD) ha respinto l'idea di una "realpolitik" che permetta di coalizzarsi nel lungo periodo con gli altri partiti tedeschi, avanzata a Colonia dalla giovane leader, che da tempo rappresenta il volto dei populisti della destra tedesca.

I colleghi di partito non hanno voluto neppure inserire la mozione nell'ordine del giorno, per metterla ai voti. E domani i 600 delegati sceglieranno il candidato (o più probabilmente "la squadra di punta") per le elezioni federali di settembre: dovrebbero farne parte Alexander Gauland e Beatrix von Storch, nomi non proprio "amici" della Petry.

La giornata è iniziata, come previsto, con le proteste: migliaia di manifestanti hanno tentato azioni di disturbo, per evitare che i membri del partito raggiungessero l'albergo Maritim. Momenti di tensione con la polizia, scontri, due agenti feriti e degli arresti rientrano nel bilancio di dimostrazioni che avevano fatto temere disordini e violenze.

La città ha mobilitato 4000 agenti per garantire la sicurezza, mentre i partecipanti alle manifestazioni sarebbero stati 10'000. E c'è chi, come la presidente del Land Hannelore Kraft, ha definito «meravigliosa» la protesta pacifica di tante persone scese in strada per manifestare «per la democrazia».

Petry, che nei giorni scorsi, a sorpresa, ha rinunciato alla candidatura per le elezioni - è fra l'altro in avanzata gravidanza - sta vivendo un po' quello che ha subito il fondatore del partito, nato inizialmente dall'intesa di un gruppo di economisti antieuro. La scivolata a destra fece fuori Bernd Lucke due anni fa, e oggi una nuova spinta verso posizioni ancora più radicali è stata data dal co-presidente Jörg Meuthen, consegnando un sonoro schiaffo proprio a lei: salutata in apertura dalla platea al grido "Frauke Frauke!" e poi scaricata, in modo altrettanto plateale, sui contenuti.

Frauke però non molla, non prima delle elezioni almeno: «Osserverò fino a settembre gli sviluppi del partito, di cui sono e resto presidente», ha affermato a chi le ha chiesto se intendesse lasciare.

Nei giorni scorsi, in un'intervista, aveva fatto chiaramente capire che l'ipotesi di uscire da Afd non è per nulla esclusa. Il suo calcolo, oggi, non è del tutto campato per aria: se scissione dovrà essere, meglio affrontarla da deputata, dal momento che le percentuali di consenso del partito (intorno al 7%) potrebbero consentirne agevolmente l'ingresso nel Bundestag.

È stato Meuthen, intanto, a contestare rumorosamente la sua proposta iniziale: «Non possiamo coalizzarci con questa gente», ha detto riferendosi ai rappresentanti degli altri partiti. Nella sua Karlsruhe, ha sostenuto, «si vede ormai solo qualche tedesco». «Non vogliamo diventare una minoranza in questo paese», ha aggiunto. Un paese segnato dall'Islam «sarà una matematica certezza» se non si agisce ora politicamente, a suo avviso.

Il tema degli immigrati è un cavallo di battaglia per l'anima più fondamentalista di AfD.

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