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STATI UNITIIvanka, la 'first daughter' seduta accanto a Trudeau

13.02.17 - 22:16
La 35enne è la testimonial della 'causa comune' immediata di Donald Trump e del premier canadese volta al sostegno alle donne 'business leader'. Creata una task force Usa-Canada
Ivanka, la 'first daughter' seduta accanto a Trudeau
La 35enne è la testimonial della 'causa comune' immediata di Donald Trump e del premier canadese volta al sostegno alle donne 'business leader'. Creata una task force Usa-Canada

WASHINGTON - «Quello che stiamo facendo è cacciare via i criminali». Donald Trump difende cosi' i raid delle forze dell'ordine contro immigrati illegali arrestati a centinaia in pochi giorni. Ancora una volta difende il suo operato con fermezza, affermando che sono gli americani a chiederglielo. È il tema caldo a Washington che squarcia inevitabilmente il clima pacato e diplomatico della conferenza stampa con il premier canadese Justin Trudeau alla sua prima visita nella Casa Bianca di Trump.

600 arresti - Secondo le forze dell'ordine sono state oltre 600 le persone arrestate in una settimana in almeno 11 Stati Usa. Non è ancora chiaro se nell'ambito di operazioni di routine mirate a clandestini con condanne penali o se nel quadro di una escalation determinata dalle nuove politiche sull'immigrazione: le ultime cifre fornite dalla sicurezza interna indicano comunque che per il 75% dei fermati si tratta di criminali.

È su questo sfondo che si tiene il faccia a faccia tra Trump e Trudeau. I due leader trovano un terreno comune sulla creazione e la salvaguardia di posti di lavoro nel Nord America e sulla necessità di rafforzare la lotta al terrorismo. Ma sul tavolo restano i nodi dei rapporti commerciali, col presidente americano che mette in discussione il Nafta e la politica di accoglienza dei rifugiati. Il premier canadese che, al contrario, più di altri si è sempre distinto per fermezza nel ribadire i valori del suo Paese in tema di accoglienza dei profughi, pur sottolineando di non essere venuto a Washington per «dare lezioni».

Ivanka, la 'first daughter' - Così la visita del giovane e carismatico leader del nord si gioca su un delicato equilibrio, che trova poi una 'causa comune' immediata nel sostegno alle donne 'business leader' con il lancio di una task force Usa-Canada volta proprio a potenziare il ruolo delle donne nel business. E con l'aiuto di Ivanka. La 'first daughter' è infatti testimonial dell'iniziativa, seduta accanto al premier canadese nella tavola rotonda che ha riunito donne manager dei due Paesi. «è un onore essere qui», ha detto la 35enne donna d'affari, alla quale in molti hanno attribuito sguardi affascinati verso Justin Trudeau.

«Abbiamo ottime donne business leader attorno a questo tavolo, io ho avuto molte donne executive (nelle aziende, ndr)», ha sottolineato Trump. I colloqui si concentrano così sull'economia e la salvaguardia della middle class, cavalli di battaglia del presidente Usa ma anche tema forte per Trudeau che su questo punta per rispondere ai timori dei canadesi circa le possibili conseguenze di modifiche nei rapporti commerciali tra Canada e Usa con lo spettro di eventuali dazi doganali.

Il 'caso Flynn' - Non si ferma tuttavia l'acceso dibattito sugli ingressi negli Usa di persone provenienti da sette Paesi a maggioranza musulmana. Resta l'ipotesi di una nuova stesura del testo. Intanto monta la tensione nella West Wing, dopo la bufera per il 'caso Flynn', le indiscrezioni sulle conversazioni del consigliere per la Sicurezza Nazionale con l'ambasciatore russo, che potrebbero costare il posto allo stretto collaboratore del presidente. Stando ad indiscrezioni, il futuro del suo ruolo sarebbe adesso al vaglio alla Casa Bianca.

Flynn da parte sua si è scusato per aver coinvolto il vice presidente Mike Pence e aver sviato l'attenzione dal messaggio dell'amministrazione. Non è tuttavia ancora chiara la posizione del presidente sulla vicenda, a parte il fatto che di certo non è gradita. E i malumori montano e sconfinano, anche oltre il 'caso Flynn': sempre secondo indiscrezioni, infatti, le tensioni sarebbero tali da far ipotizzare gia' un 'rimpasto' possibile, che potrebbe riguardare anche il chief of staff Rince Priebus. Considerato in principio una scelta di 'garanzia' verso il partito repubblicano, secondo alcuni osservatori potrebbe adesso rimanere vittima delle tensioni interne al piu' prossimo entourage del presidente.

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