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REGNO UNITOBrexit, il governo dovrà consultare il Parlamento

24.01.17 - 10:45
Lo ha stabilito la Corte suprema, dando torto al governo May
Brexit, il governo dovrà consultare il Parlamento
Lo ha stabilito la Corte suprema, dando torto al governo May

LONDRA - La Corte suprema britannica ha stabilito che il governo dovrà consultare il Parlamento per dare avvio alla Brexit.

La decisione, attesa per oggi, è arrivata puntuale. La Corte ha disposto oggi in via definitiva che la notifica dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona per l'avvio dei negoziati con l'Ue per la Brexit dovrà essere autorizzato da un voto parlamentare.

Il verdetto conferma quello di primo grado dell'Alta Corte e dà torto al governo May, che aveva presentato ricorso invocando il diritto ad attivare l'articolo 50 d'autorità, nel rispetto della volontà popolare del referendum del 23 giugno.

Il presidente della Corte Suprema, Lord Neuberger, ha precisato che il verdetto che impone il voto del Parlamento per l'avvio della Brexit è stato deciso a maggioranza, 8 giudici contro 3. Ha quindi insistito che i giudici non hanno messo in discussione l'esito del referendum del 23 giugno sull'uscita della Gran Bretagna dall'Ue, ma si sono limitati ad interpretare un principio costituzionale sulla base del ricorso presentato a suo tempo da un comitato di cittadini guidato dalla businesswoman Gina Miller e da Deir Tozetti Dos Santos, titolare di un salone di parrucchiere.

In sostanza Neuberger ha spiegato che il governo ha diritto, in nome della cosiddetta Royal Prerogative, di avviare autonomamente l'uscita da un trattato internazionale, ma deve avere il via libera del Parlamento nel caso in cui questo comporti un cambiamento della legislazione in Gran Bretagna: come è destinato a succedere con il divorzio da Bruxelles.

Sul secondo punto del verdetto, Neuberger ha invece detto che il ricorso di Scozia, Galles e Irlanda del Nord - che chiedevano di potersi esprimere sulle decisioni in materia di uscita del Regno Unito dall'Ue prese a Londra - è stato respinto dagli 11 giudici «all'unanimità».

Governo «deluso» - Il governo britannico di Theresa May è «deluso» dell'esito della controversia legale che impone un voto del Parlamento per l'attivazione dei negoziati sulla Brexit, ma lo rispetta e attuerà quanto richiesto dal verdetto.

Lo ha detto l'attorney general Jeremy Wright, notando peraltro che questo verdetto non mette in discussione il referendum e annunciando per oggi la presentazione alle Camere di una legge ad hoc per l'avvio alle procedure di divorzio dall'Ue.

Niente veto per Scozia, Galles e Irlanda del Nord - La Corte Suprema britannica ha escluso qualunque potere di veto da parte delle assemblee di Scozia, Galles e Irlanda del Nord sulla Brexit, l'uscita della Gran Bretagna dall'Ue. Lo ha annunciato il presidente della Corte, affrontando il secondo punto del suo verdetto odierno e respingendo il tentativo di far valere in questo caso il potere della devolution.

Gina Miller esulta - «Solo il Parlamento è sovrano»: così Gina Miller, la donna d'affari e attivista che aveva sfidato sul piano legale il governo di Theresa May, ha esultato per il verdetto della Corte Suprema, che darà «una base legale alla notifica dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona», ha insistito Miller, ribadendo di non aver voluto sabotare il risultato pro Brexit del referendum di giugno, ma solo imporre lo scrutinio del Parlamento sulla procedura di uscita.

La businesswoman ha quindi ricordato che «la Gran Bretagna è un Paese libero» e si è detta «scioccata del livello di abusi personali» e minacce subite negli ultimi mesi «solo per aver posto una questione legittima» dinanzi ai giudici. Ha infine auspicato che in futuro le testimonianze di condanna di questi abusi siano più unanimi e tempestive.

I laburisti non si opporranno al divorzio - L'opposizione laburista britannica non intende contrastare in Parlamento l'avvio del negoziato per il divorzio dall'Ue nel rispetto del referendum sulla Brexit di giugno. Lo hanno ribadito sia il leader del partito, Jeremy Corbyn, sia il ministro ombra incaricato del dossier Brexit, Keir Starmer, dopo il verdetto di oggi della Corte Suprema.

Il Labour ha annunciato tuttavia tre emendamenti alla legge che il governo conservatore di Theresa May intende depositare già oggi a Westminster per consentire la notifica dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona e l'avvio dei negoziati con Bruxelles per la Brexit entro fine marzo. Il primo emendamento prevede che il governo s'impegni a negoziare un accordo senza tariffe doganali con l'Ue seppure da fuori del mercato unico; il secondo che s'impegni a rispettare i diritti dei lavoratori anche nel post Brexit; il terzo che il parlamento possa tornare a votare sul testo d'un accordo con Bruxelles subito prima della firma.

Secondo Norman Smith, commentatore politico della Bbc, i primi due emendamenti laburisti appaiono digeribili per il governo May, mentre il terzo rappresenta un problema, poiché la premier intende sottoporre al voto finale di Westminster solo un'intesa di divorzio già firmata. E del resto difficilmente potrebbe definire con Bruxelles - dopo un negoziato la cui durata è prevista in due anni dal momento dell'attivazione dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona - un accordo sub iudice.

Più rigida la posizione del gruppo degli indipendentisti scozzesi dell'Snp, delusi anche per il mancato riconoscimento da parte della Corte Suprema di un potere di veto delle decisioni di Londra sulla Brexit da parte delle assemblee locali di Scozia, Galles e Irlanda del Nord. E ancor più dura quella del piccolo gruppo europeista dei Libdem, il cui leader - Tim Farron - pretenderebbe addirittura la garanzia di un (improbabile) secondo referendum prima di dire sì all'avvio dei negoziati sulla Brexit.

Serve un buon accordo - «Quando si divorzia, se si vuole restare amici si deve prima concordare su una separazione ordinata in cui ci si accorda che ognuno fa la sua parte" ed è sulla base di questo accordo che "poi si può costruire la futura relazione». Lo ha detto il portavoce della Commissione europea, Margaritis Schinas, dopo aver reiterato la formula che «non ci sarà negoziato, né commento né speculazione finché non sarà notificato l'art.50» anche quando è stato chiesto se la procedura può essere revocata una volta che è stata attivata, come recentemente suggerito dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.

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COMMENTI
 

Arpac 7 anni fa su tio
Democrazia parlamentarista "à la carte". Venghino Signori!

"Repubblica Elvetica" 7 anni fa su tio
Vedremo come andrà a finire. Speriamo che l' exit Brexit vinca.

lo spiaggiato 7 anni fa su tio
GULP ! ! !...

Danny50 7 anni fa su tio
Toghe rosse. anche in UK a dimostrazione che contaminata nazione UE provoca virus letali.

Bacaude 7 anni fa su tio
Risposta a Danny50
io penso sinceramente che tu abbia qualche problemino geografico/storico. sai che la sinistra labour in UK era anti-Brexit? sai che Cameron che è/era conservatore era pro-Brexit? Sai che la May, prima di ricevere l'incarico era anti-Brexit in quanto leader ala liberal (economico e non ideologico) dei conservatori? Sai che la galassia no-global è da una vita anti-europeista? Mi pare davvero tu faccia una notevole confusione. Per quanto riguarda la notizia era ampiamente scontata. La stampa inglese ne parlava addirittura prima del Referendum. E' chiaro come il sole che dopo essersi sparati negli ammenicoli cerchino una soluzione per non annegare. Non è comunque detto che, per motivi elettorali, il parlamento non approvi. Ha ragione falcodellarupe. Attendiamo gli scozzesi per vedere se accetteranno che solo il parlamento inglese retifichi...

Meno 7 anni fa su tio
Risposta a Bacaude
Non sono d'accordo quando dici che Cameron era pro Brexit. Cameron ha speculato su quella votazione, credendo di ottenere un NO alla Brexit. Tutti i sondaggi gli davano ragione. Lo stesso giochetto lo aveva fatto con la Scozia, che ha deciso di rimanere in GB e che quindui ha portato consensi a Cameron per il semplice fatto di aver lasciato i cittadini votare e aver zittito chi voleva l'indipendenza della Scozia. (che sono stati smentiti dal voto popolare) Con la Brexit è invece successo il contrario, Cameron si è dimesso in quanto pur dando la possibilità al popolo di decidere, puntava su un NO e quindi far tacere gli antieuropeisti... se era pro Brexit mica si dimetteva, sarebbe stato una vittoria!

Bacaude 7 anni fa su tio
Risposta a Meno
Hai perfettamente ragione!. Se guardi il mio discorso è chiaro che ho fatto un errore per la fretta nello scrivere. Cameron era assolutamente anti-Brexit! Sorry.

"Repubblica Elvetica" 7 anni fa su tio
Risposta a Bacaude
Anche May era anti-Brexit. Il problema che Cameron ha fatto un pasticcio colossale dicendo che se non passa mi dimetto. Invece di votare solo sull'UE si e' votato anche per mandare a casa il primo ministro.

Bacaude 7 anni fa su tio
Risposta a "Repubblica Elvetica"
Infatti. Voleva dare una dimostrazione di forza, invece... Vediamo come procederà questo pasticcio. La May sta ostentando sicurezza. Gioca le sue carte la capisco, ma non credo le piaccia per niente l'idea di una hard-brexit.

falcodellarupe 7 anni fa su tio
E adesso aspettiamo gli scozzesi.......
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