Cerca e trova immobili

EUROPAStrasburgo: «Sospendere i negoziati di adesione della Turchia»

24.11.16 - 12:54
Il testo della risoluzione condanna le «misure repressive sproporzionate» dopo il tentato golpe
Strasburgo: «Sospendere i negoziati di adesione della Turchia»
Il testo della risoluzione condanna le «misure repressive sproporzionate» dopo il tentato golpe

STRASBURGO - L'Europa ancora non chiude la porta in faccia alla Turchia ma le manda un segnale chiaro: il parlamento di Strasburgo chiede di congelare i negoziati d'ingresso nell'Ue, per le repressioni messe in atto dal presidente Recep Tayyip Erdogan dopo il tentato golpe di luglio. E di sospenderli del tutto se Ankara decidesse di reintrodurre la pena di morte.

Una risoluzione non vincolante, quella approvata dagli eurodeputati con una maggioranza ampia e trasversale. «Un voto senza importanza», minimizza il governo turco. Ma il peso politico c'è tutto: il messaggio è che l'Europa forse inizia a stufarsi di una telenovela che dura da trent'anni. La domanda di adesione della Turchia fu presentata nell'aprile del 1987 quando l'Ue nemmeno esisteva e c'era ancora la Cee. Da allora, una storia di stop and go che oggi probabilmente tocca uno dei suoi punti più bassi.

Il voto non arriva come una sorpresa. Ieri Erdogan aveva già messo le mani avanti sminuendone l'importanza, concetto ribadito oggi dal premier Binali Yildirim. La risoluzione votata a Strasburgo, in effetti, non è giuridicamente vincolante. A sospendere i negoziati, infatti, può essere solo la Commissione, l'esecutivo europeo, che può agire di sua iniziativa o su richiesta di almeno un terzo degli Stati membri. E finora, dal presidente Juncker in giù, i toni usati verso Ankara a Bruxelles sono stati concilianti.

La musica inizia però a essere diversa sul fronte degli Stati, l'altro pilastro dell'Ue: Austria e Lussemburgo nelle scorse settimane hanno già parlato apertamente di congelare i negoziati, e altri ministri degli Esteri hanno espresso le loro preoccupazioni.

In gioco c'è il traballante accordo sui migranti stretto a marzo, che la Turchia usa come arma di ricatto per ottenere la liberalizzazione dei visti d'ingresso per i suoi cittadini. Ma anche il tema della lotta al terrorismo, con un Paese che ha un confine di 1295 chilometri con Siria e Iraq. «Facile parlare così in posti dove il terrorismo non è arrivato», accusa il capo negoziatore di Ankara, Omer Celik.

Sullo sfondo, c'è poi il destino di un Paese al bivio tra un possibile approdo pienamente democratico e una deriva neo ottomana, prospettiva che angoscia minoranze e opposizioni.

Valutazioni ben chiare sia alla Commissione sia ai deputati europei, che nella risoluzione di oggi auspicano che il Paese resti «ancorato» all'Ue. E si dicono pronti a fare marcia indietro se Erdogan revocherà le «misure repressive sproporzionate» attuate nei mesi scorsi.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE