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SPAGNASanchez non si dimette e contrattacca

26.09.16 - 17:07
Nonostante la debacle elettorale nei Paesi Baschi e in Galizia, il leader del Psoe si autocandida alle primarie del 23 ottobre
Sanchez non si dimette e contrattacca
Nonostante la debacle elettorale nei Paesi Baschi e in Galizia, il leader del Psoe si autocandida alle primarie del 23 ottobre

MADRID - Coltelli spianati fra i socialisti spagnoli dopo l'ultima debacle elettorale del Psoe ieri nei Paesi Baschi e in Galizia sotto la regia del contestato segretario Pedro Sanchez.

Diversi 'baroni' oggi hanno invitato il leader a assumersi la responsabilità della ennesima sconfitta. Ma Sanchez ha escluso di dimettersi e ha contrattaccato, autocandidandosi alle primarie che ha convocato per il 23 ottobre, sperando nell'appoggio della base contro i baroni.

Le convulsioni del glorioso Psoe, con il Pp protagonista della vita politica del paese per 40 anni dalla fine della dittatura franchista, condizionano ormai la infinita crisi delle istituzioni spagnole e rendono quasi inevitabile il ritorno alle urne per la terza volta in un anno a Natale.

Sotto la guida di Sanchez negli ultimi 12 mesi i socialisti spagnoli sono passati da una sconfitta all'altra, registrando i peggiori risultati della storia in cinque elezioni successive: le catalane, le politiche di dicembre e giugno e ora le regionali galiziane e basche. Il Psoe ha perso la metà dei suoi deputati regionali nel Paese Basco, ha subito nelle due regioni l'umiliante sorpasso di Podemos che come Syriza con il Pasok in Grecia aspira a divorarlo.

Peggio ancora ha assistito al trionfo del Pp di Mariano Rajoy, che ha vinto con maggioranza assoluta in Galizia. "Paesi Baschi e Galizia rafforzano Rajoy e affondano Sanchez" titola El Pais e El Mundo vede ora "Sanchez sul bordo del precipizio". Escluse le immediate dimissioni, il primo scontro diretto fra i leader socialisti potrebbe verificarsi sabato al consiglio federale Psoe.

Il segretario arriverà con la proposta di primarie in ottobre, di un congresso express in dicembre e di avviare trattative per un ipotetico governo 'alternativo' con Podemos, appoggiato dagli indipendentisti.

Tre proposte che non piacciono agli oppositori interni. La presidente andalusa Susana Diaz, sua principale avversaria, ha già chiarito che con 85 deputati su 350 contro i 170 che votano Rajoy è escluso che Sanchez pensi di fare il governo. La potente federazione andalusa si oppone anche alla convocazione di un congresso finché il paese è senza governo.

Se il 31 ottobre non ci sarà, come è probabile, un nuovo premier si voterà di nuovo il 25 dicembre (o forse il 18) per la terza volta in un anno. La crisi del Psoe, avverte La Vanguardia, "avvicina la Spagna alle terze elezioni", che secondo diversi analisti daranno un nuovo successo del Pp di Rajoy. E una nuova sconfitta per il Psoe.

La rissosità interna anche in Podemos - il numero uno Pablo Iglesias e il numero due Inigo Errejon si scontrano su se e come andare a un patto con il Psoe - complica ulteriormente l'uscita dall'infinita crisi politica in atto a Madrid da 10 mesi ormai.

Rajoy ha avvertito di nuovo oggi che il paese "ha urgentemente bisogno di un governo". Molti nel Pp, ma anche probabilmente nel Psoe, sperano ora in una caduta di Sanchez - l'uomo del "no" all'astensione a Rajoy in nome della governabilità del paese - e in un cambio di linea del partito, magari sotto la guida della 'Presidenta' Susana Diaz.

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