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RUSSIASi spacca l'opposizione, nessuna intesa sul voto

28.04.16 - 20:10
Al cruciale 'election day' del 18 settembre, quando in Russia si voterà sia per le politiche che per le amministrative regionali, l'opposizione si presenterà alle urne come sempre: divisa
Si spacca l'opposizione, nessuna intesa sul voto
Al cruciale 'election day' del 18 settembre, quando in Russia si voterà sia per le politiche che per le amministrative regionali, l'opposizione si presenterà alle urne come sempre: divisa

MOSCA - Alla fine il sogno del fronte democratico anti-Putin si è schiantato contro l'invalicabile muro delle liti interne e dei veti incrociati, più un pizzico di sempiterno attaccamento alla poltrona. Così al cruciale 'election day' del 18 settembre, quando in Russia si voterà sia per le politiche che per le amministrative regionali, l'opposizione si presenterà alle urne come sempre: divisa. E il Cremlino, naturalmente, ringrazia.

Se infatti il sistema elettorale russo, a botte di riforme e ritocchini, non agevola la partecipazione di partiti non 'allineatì, gli oppositori ce l'hanno messa tutta a complicarsi la vita e a ridurre al lumicino la possibilità di mandare alla Duma sangue fresco.

Alexei Navalni, il blogger diventato celebre per le sue campagne anti-corruzione, fondatore del movimento Progresso, nell'annunciare il suo addio alla coalizione è stato chiaro: "I continui tentativi di proteggere i leader di partito dall'opinione degli elettori - ha scritto - in Russia hanno distrutto l'opposizione democratica più di Putin".

L'amara riflessione arriva dopo che per mesi cinque sigle - ovvero il Partito Libertario, Scelta Democratica, il Partito del 5 dicembre, lo stesso Progresso e Parnas - hanno tentato di trovare la quadra per elaborare una posizione unitaria in vista del voto.

L'operazione - agli occhi di Navalni - è partita però col freno a mano tirato poiché Parnas (che poi è l'unico vero partito, in possesso cioè del patentino necessario per presentarsi alle elezioni) ha chiesto (e ottenuto) di riservare il primo posto nel listino al suo leader, Mikhail Kasianov. Il resto si sarebbe dovuto decidere con le primarie.

L'accordo è stato a suo tempo duramente criticato dalla base di Progresso e di altre sigle e Navalni, col senno di poi, l'ha definito "un errore". E lo dimostrerebbe il fatto che alla piattaforma informatica creata apposta per le primarie si sono iscritti in 8 mila e l'ultimo dibattito è stato seguito da "25 persone".

"Per i nostri sostenitori - analizza Navalni - se non si può scegliere il primo posto le primarie non sono interessanti". Posizione sostanzialmente condivisa anche da Vladimir Milov di Scelta Democratica. Parnas, davanti alle rimostranze degli alleati minori (sebbene popolari e 'freschì, almeno nel caso di Navalni), invece di fare un passo indietro per il bene comune e aprire il primo posto alla contesa, non solo ha calato il veto ma anzi ha rilanciato, chiedendo due posti in più nel listino bloccato.

E tutto nonostante l'oggettiva figuraccia fatta recentemente da Kasianov, immortalato in un video in atteggiamenti intimi con la sua segretaria, sparato a reti unificate. Oltre al danno (l'ex premier è sposato) persino la beffa, visto che nel filmino, ottenuto non si sa come e definito dall'opposizione una coltellata del "regime", Kasianov dice peste e corna dei suoi stessi alleati.

Riassumendo. Il tentativo di aggregare consenso 'dal bassò, affidando la golden-share a un partito maturo come Parnas, che pure poteva godere dell'ondata d'indignazione per l'omicidio del suo cofondatore Boris Nemtsov, pare ormai fallito. Il Partito del 5 dicembre e quello Libertario non escono, è vero, ma senza lo slancio garantito da un Navalni o da un Milov la coalizione rischia di non avere molte chance. Per contro, le altre sigle, che non sono partiti ufficialmente riconosciuti, dovranno puntare tutto su candidati indipendenti nei seggi uninominali e solo dopo l'eventuale elezione 'coagularsì in un gruppo.

 

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