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REGNO UNITOPioggia di sterline per uscire dall'Unione europea

09.10.15 - 19:27
È nata una grossa coalizione euroscettica in vista del referendum previsto tra un anno. A finanziarla diversi miliardari
Pioggia di sterline per uscire dall'Unione europea
È nata una grossa coalizione euroscettica in vista del referendum previsto tra un anno. A finanziarla diversi miliardari

LONDRA - Una pioggia di denaro arriva a irrigare la campagna per l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, in vista del referendum che il premier conservatore David Cameron si è impegnato a convocare entro un anno o poco più.

Nasce una grande coalizione euroscettica e a pagare i conti sono tre fra i maggiori finanziatori della politica nel regno: il milionario filo-Tory Paul Cruddas, il banchiere amico dei laburisti John Mills e Stuart Wheeler, cofondatore ed ex tesoriere dell'Ukip di Nigel Farage.

Tre signori di casa alla City i quali si stima dispongano di patrimoni che, sommati, superano il miliardo di sterline. Decisi a unire le tasche per dar vita, a dispetto delle affiliazioni differenti, a un cartello elettorale interpartitico denominato, senza giri di parole, 'Vote Leave'.

L'annuncio è stato accolto con entusiasmo dal conservatore Daily Telegraph, che ha riecheggiato in un titolo di prima pagina lo slogan del gruppo ("È tempo di rimettere la Gran Bretagna al primo posto"); e al contrario con allarme dall'europeista Independent, secondo il quale "il potere" dei soldi rischia davvero di spingere il Regno Unito "verso l'uscita" dall'Europa. O Brexit, che dir si voglia.

Il segnale a David Cameron è chiarissimo, nelle ore in cui il primo ministro riceve a Downing Street la cancelliera tedesca Angela Merkel: per discutere d'immigrazione, di Siria, ma soprattutto di quelle riforme che Londra pretenderebbe per alleggerire il proprio rapporto con Bruxelles.

Sulla carta Cameron punta a ottenere almeno qualche 'soddisfazione' nei negoziati in sede europea per poi presentarsi al referendum nelle condizioni di chiedere ai sudditi di Sua Maestà di votare a favore della permanenza nell'Ue: sbocco che larga parte del grande business britannico considera vitale, ma che la pancia del regno non digerisce.

'Vote Leave' intende dar voce proprio agli umori - e ai malumori - di questo Paese profondo che non ha alcuna intenzione di accontentarsi di qualsiasi risultato il premier possa portare a casa. Oltre ai magnati che lo finanziano, e alla nicchia di imprenditori anti-Ue di 'Business for Britain', vi hanno già aderito vari esponenti politici: in maggioranza legati alla robusta corrente euro-gelida dei Tory (i Conservatives for Britain guidati dal deputato Steve Baker e da lord Nigel Lawson, ex cancelliere dello Scacchiere di Margaret Thatcher), ma con presenze significative da altri lidi.

Gli ultimi sondaggi danno il fronte del no testa a testa con quello del sì. E il Daily Express, tabloid di estrema destra, azzarda addirittura un 53% di voti potenziali per la Brexit, se Cameron non riuscirà a strappare ai partner continentali concessioni mirabolanti: un regalo che Paesi sotto campagna elettorale quali Germania o Francia non sembrano avere la minima voglia nè possibilità di fare.

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