Cerca e trova immobili

REGNO UNITOCameron in testa negli Exit poll

08.05.15 - 06:28
I conservatori avrebbero conquistato 316 seggi, 239 per i Laburisti di Ed Miliband
Cameron in testa negli Exit poll
I conservatori avrebbero conquistato 316 seggi, 239 per i Laburisti di Ed Miliband

LONDRA - Sondaggi smentiti, almeno in termini di seggi, alle elezioni politiche britanniche: stando ai dati della Bbc, i conservatori del premier David Cameron hanno inflitto una sonora sconfitta ai laburisti di Ed Miliband, pur dovendo ricorrere alla stampella del poco che resta dei Lib-dem di Nick Clegg per strappare una risicata maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni in grado di garantire un'altra legislatura a Downing street.

Le consultazioni più intricate degli ultimi anni hanno chiamato alle urne quasi 50 milioni di cittadini per rinnovare i 650 seggi della Camera dei Comuni. Ma i primi dati diffusi dalla Bbc e da Sky News - seppure condizionati dal margine di errore degli exit poll - spazzano via molte delle incertezze: i Tory sarebbero infatti riusciti ad aggiudicarsi 316 seggi, dieci in più del 2010 e molti di più di quanto le previsioni della vigilia lasciassero presagire. I laburisti al contrario si sarebbero fermati a 239, 17 in meno di cinque anni fa: un autentico fiasco per Miliband, fresco leader del partito, che pare aver fatto peggio del risultato che costò la premiership e la carriera a Gordon Brown.

Trionfo record, invece, stando sempre alla Bbc, per gli indipendentisti scozzesi dello Snp della 'dama rossa' Nicola Sturgeon, che dopo la delusione del referendum sulla secessione farebbero piazza pulita in Scozia in 58 collegi su 59, calando su Londra con 52 deputati in più rispetto alla volta scorsa. Indietro l'Ukip, il partito anti-Ue e anti-immigrati di Nigel Farage, rimasto lontano dal grande risultato delle ultime elezioni europee e capace di portare a casa solo due seggi, meno dei Verdi (3) e degli autonomisti gallesi di Pleid Cymru (4).

Con questi numeri ad ogni modo non si vede nessun governo possibile se non uno a guida Cameron. Che con l'aiuto dei Libdem, a dispetto del tracollo del partito di Clegg (meno 47 seggi, a prendere per buoni gli exit poll della Bbc), sembra poter superare l'incubo dell'Hung Parliament, agguantando la metà più uno esatta dell'assemblea. "Se è andata così abbiamo vinto", ha commentato a caldo Michael Gove, capogruppo uscente dei Tory alla House of Commons, sicuro di poter contare d'altra parte anche sul via libera degli unionisti nordirlandesi del Dup. L'appello di Cameron agli elettori affinché gli permettessero di "finire il lavoro" non sembra dunque caduto nel vuoto. In ballo ci sono la ripresa economica di questi anni, pur con i suoi contraccolpi sociali e di bilancio, il rapporto con l'Europa, lo spinoso tema del controllo dell'immigrazione.

Incognite future a parte, la democrazia decisionista per eccellenza ha comunque deciso. E anche se non si tratta più di una scelta in grado di garantire di per sé la stabilità senza i tempi supplementari di qualche trattativa e qualche accordo fra partiti, non si può neppure parlare del temuto salto nel buio. Né di una svolta destinata a far sembrare "improvvisamente la vecchia e posata Gran Bretagna come l'Italia", secondo la maliziosa previsione di un commentatore della Cnn. Un primo classificato stanotte c'è. E sarà lui, David Cameron, a dare le carte per restare al potere "altri 5 dannati anni", come paventa listata a lutto la prima pagina del Daily Mirror, tabloid filo-Labour.

Come garante si farà sentire d'altronde la regina, pronta - a 89 anni e con alle spalle decenni di regno dall'era di Winston Churchill a oggi - a "prendere il controllo" dell'iter istituzionale, come si sono premurate di far sapere fonti di Buckingham Palace. Non è solo una questione di governabilità, del resto. Il voto lascia infatti aperta la questione scozzese, sulla base del risultato a valanga attribuito alla Snp di Sturgeon nella sua roccaforte. Come pure quella del rapporto con l'Ue, che Cameron ha promesso di sottoporre entro il 2017 a un referendum carico d'incognite, anche nel giudizio di settori di quella City favorevoli alle ricette economiche del governo a guida Tory. E che Farage vorrebbe chiudere senza se e senza ma per tornare al passato d'una tradizione fatta non solo di sterline, di libbre e di once, ma anche di isolamento e di confini per i migranti.

I mercati intanto aspettano. La crescita, giunta a un +2,6% annuo che suscita molte invidie in Europa dopo la crisi, e l'occupazione scesa fra il 5 e il 6%, restano dati positivi. Ma non al riparo dalla frenata dell'economia registrata proprio una settimana fa. Mentre i tagli evocati da Cameron del welfare rischiano di aggravare drammaticamente i problemi sociali dei non pochi che sono rimasti esclusi dalla "ripresa". Sulla testa di tutti continua a pendere poi la spada di Damocle d'un debito pubblico alimentato dal deficit annuo salito al 5,6% del Pil: quota che precipiterebbe nei guai qualunque Paese della disprezzata Eurozona.

 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE