Cerca e trova immobili

ITALIAL'addio amaro di Lupi

19.03.15 - 20:26
Si dimette il Ministro italiano
L'addio amaro di Lupi
Si dimette il Ministro italiano

ROMA - Cerca la bella morte, Maurizio Lupi. "Non ho fatto un bel niente", continua a ripetere a tutti. Lo ha detto anche oggi nell'ennesimo incontro con il premier italiano Matteo Renzi e il ministro dell'interno Angelino Alfano, lo ripete ancora a "Porta a Porta", prima di affrontare a testa alta l'informativa nell'aula di Montecitorio, domani alle 11.

Poi le dimissioni, che il ministro delle infrastrutture e dei trasporti stesso annuncia irritualmente alla trasmissione di Bruno Vespa, prima che la scure della sfiducia si abbatta su di lui. Una scelta traumatica, che lascia nelle macerie Ncd, legata al governo da un filo sempre più esile, anche se gira l'ipotesi di Gaetano Quagliariello agli Affari Regionali per dare la guida del partito proprio a Lupi e ricompattare le cose, finché si può.

"Questo mio gesto rafforzerà l'azione di governo", dice Lupi in tv, ringraziando il partito per il sostegno. Ma l'uscita è amara ed è destinata a venire allo scoperto drammaticamente la spaccatura tra l'ala filogovernativa del Nuovo centrodestra (Ncd), che si muove di concerto con Renzi, e quella filoberlusconiana, che punta a riunirsi a Berlusconi. Una divisione che ha avuto il suo peso in queste ore, fino alla decisione che Lupi ha assunto soprattutto per difendere la famiglia dalla gogna mediatica.

L'afasia di Alfano, preoccupato della tenuta del partito e della maggioranza, ha pesato nella decisione del ministro ciellino assai più del pressing di Renzi, che ancora oggi ha insistito sull'imbarazzo provocato ad un governo impegnato nella lotta alla corruzione, alla vigilia dell'Expo e delle Regionali Fin dal primo drammatico confronto al Viminale, lunedì 16, Lupi ha capito che Angelino non era pronto a difenderlo fino alla fine. Due vicende, quella di Cara Mineo in Sicilia e ora l'inchiesta fiorentina sulle Grandi Opere, con Ncd al centro e Alfano consapevole di non poter tirare la corda con Renzi.

A poco a poco Lupi ha compreso che la difesa del partito non lo blindava, era d'ufficio. Eccezion fatta per chi, come Nunzia De Girolamo e Fabrizio Cicchito, e alla fine anche Renato Schifani, hanno provato ad evitare le dimissioni: la prima avanzando da subito l'ipotesi dell'uscita dal governo di tutti i ministri Ncd, il secondo chiedendo a Renzi di non fare due pesi e due misure rispetto agli esponenti Pd parimenti coinvolti in inchieste.

Strade che Alfano si è ben guardato dal battere, difendendo ufficialmente con "piena fiducia" Lupi dopo due giorni di silenzio e sedendo in Parlamento al fianco del suo ministro non indagato, ma come tutti in attesa di spiegazioni sugli aspetti politici della vicenda. Mentre Pier Ferdinando Casini invitava tutti a fermarsi e a riflettere sul possibile "effetto domino", lo stillicidio delle intercettazioni, il dolore di vedere coinvolti i familiari, lo sbandamento del partito, il Pd compatto nel chiedere la sua testa hanno fatto il resto.

Lupi si è convinto (consigliato anche da amici di Cl) che il "beau geste" forse può ancora evitare lo sfacelo totale, la rottura Renzi-Alfano, l'uscita dal governo di Ncd. Ma le convulsioni centriste sono destinate a crescere, alla vigilia delle Regionali, con le alleanze ancora tutte da fare e il territorio scosso che chiede regole e una strada da seguire. Renzi dalla vicenda esce sempre più forte, il partito di Alfano indebolito nell'immagine e nella tenuta. Il redde rationem centrista sembra a molti inevitabile.

 

 
 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE