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ITALIA / SVIZZERA"In Svizzera sono stato sfrattato tre volte solo perché ero italiano"

23.02.15 - 06:06
Il senatore Antonio Razzi ha debuttato in un autoironico video musicale. “L’ho fatto per beneficenza”
"In Svizzera sono stato sfrattato tre volte solo perché ero italiano"
Il senatore Antonio Razzi ha debuttato in un autoironico video musicale. “L’ho fatto per beneficenza”

ROMA - Molti anni passati nel Canton Lucerna, l’elezione alla Camera con il partito di Antonio di Pietro e la svirgolata verso Forza Italia per salvare il governo Berlusconi. Un’epopea che, unita a qualche incertezza nell’italiano e a dei modi piuttosto rustici, gli sono valsi l’attenzione dei comici, Crozza su tutti, e una fama a tutto tondo. Che sia per dileggiarlo, per disprezzarlo o per invidiarlo quasi tutti in Italia ne parlano. Ora Antonio Razzi si è lanciato anche nella musica. Il video musicale della sua canzone “Famme cantà” è apparso in rete da qualche giorno. E non poteva non far discutere. Ne abbiamo parlato con lui.

Senatore, come le è venuto in mente di fare un video musicale?

Abbiamo pensato soprattutto a prendere in giro la satira stessa. Sa, non è cosa da poco conto riuscire in questo intento e molti non ci provano neanche perché temono la satira, ne hanno paura. Per quanto mi riguarda invece, l’ho affrontata a viso aperto e senza temerla per due ordini di motivi: primo, sono una persona onesta senza alcuno scheletro nell’armadio; secondo ho sfruttato la sua stessa forza per ritorcerla contro sé stessa.

Beh, è rischioso. Nella canzone ci sono tutte le cose per cui la dileggiano.

Al punto in cui siamo oggi, non si capisce bene se è Crozza che fa il verso a Razzi oppure se è Razzi che, travestito da Crozza, prende in giro Crozza. C’è stata subito una sottovalutazione del politico Razzi semplicemente perché sbagliava un congiuntivo in italiano e questa sottovalutazione si è estesa anche al quoziente di intelligenza. In poche parole hanno commesso un grave errore sul quale, personalmente, ho fatto la scarpetta con il biscotto.

In che senso?

La mia popolarità si è scatenata soprattutto dalla sincerità con la quale dico le cose. La gente l’ha capito, ha sentito una nota nuova rispetto alle musichette che la politica suona e risuona continuamente da 50 anni. Lei stesso, immagino, penserà soprattutto a sé stesso ed alla sua famiglia, e non c’è nulla di male se lo dice, nessuno troverebbe nulla da dire, parlo della gente normale, dei cittadini, non dei politici vecchi stampo.

I politici vecchio stampo invece?

Non dicono quello che pensano. E quando lo si fa? Quando gli armadi sono pieni di scheletri, quando si è agitati da mille paure, quando si è in costante trepidazione che prima o poi i carabinieri busseranno alla porta alle 4 del mattino per regalare i braccialetti. In questi casi, quando la coscienza non è a posto, si bagna la lingua nel pulitissimo fingendo di indignarsi pubblicamente ma in privato pensano: "Caspita! Questo ha ragione e ha due palle così".

Ma la canzone l’ha scritta lei?

No. L’ha scritta, così come la musica, un’amica. La musicista Paola Palma.

È la sua prima esperienza da cantante?

Nooooooo… non è la prima volta certo. Sarà una quarantina d’anni che canto, mentre faccio la doccia o la barba. Scherzo. È la prima volta che canto così come mi avete visto.

Scusi se lo chiedo… perché?

In realtà, prima di tutto è per beneficenza. Parteciperò con la canzone all’evento “Federico & Friends” venerdì a Pescara. Tutto sarà devoluto alla causa di Federico Cetrullo, un 23enne che quando è riuscito a trovare un lavoro dopo tanto tempo a ricercarlo, il primo giorno è caduto restando paralizzato. Ora ha bisogno di una delicata operazione proprio a Zurigo, potrebbe tornare ad avere l’uso delle gambe e delle braccia. Servono 100mila euro. Anzi, invito i lettori elvetici a partecipare, anche con un piccolissimo obolo. Si può versare al Conto Postale Poste Pay Evolution intestato direttamente a Federico Cetrullo (IBAN: IT06B0760105138246276446279), come causale basta scrivere “Donazione Federico Cetrullo”.

Certo che alcuni passaggi della canzone faranno storcere qualche naso.

In realtà, vi sono presenti tutte le frasi che usa Crozza quando mi imita. Né più e né meno. Ripeto, questi passaggi non sono certamente delicati per me, si mostrano delicati da parte di chi non si sente a posto con la propria coscienza

“Fammi fa li cazzi miei”? Un elettore potrebbe rimanerci male.

Da quelli che incontro per strada, da quelli che vogliono farsi fotografare insieme, da quanti mi chiamano e vogliono incontrarmi, non ricevo altro che apprezzamenti.  Guardi, ora per essere veramente seri e cogliere la possibilità di fare una riflessione, i politici così come li conosce la gente, sono troppo falsi, sembrano di plastica. Ma lei li guarda mai? Sembrano fatti in serie. Tutti uguali, composti, incravattati ed imbalsamati in un’aura di principesco camminare. Non rispondono al telefono, sembrano depositari del segreto dell’uomo dietro ai sigari all’angolo della bocca. Ti guardano in faccia e sembrano che ti dicano “tu non capisci niente” (dico tu non solo nel senso Razzi ma del cittadino medio) togliti dai piedi e lasciami lavorare… per il tuo bene… Ecco, la gente non ci crede più.

E… “chiedo solo il rimborso spese, per arrivare alla fine del mese”, ma è davvero così attaccato al soldo?

Lei è svizzero non è vero giovanotto? Allora lei deve sapere, perché altrimenti non sarebbe giustificato, quale è stata e, per certi versi ancora oggi è, la condizione degli italiani in Svizzera emigrati. Ora, io sono stato nel suo paese la bellezza di 40 anni. Ho fatto l’operaio. Sono stato sfrattato tre volte dalla casa nella quale vivevo solo perché ero italiano dalla sera alla mattina senza aver commesso nulla di male. Ho cresciuto i miei figli chiuso tra quattro mura di casa con una moglie piena di qualità. Sono sceso da quel treno che mi portò in Svizzera, avevo 17anni, senza una liretta in tasca d’inverno e senza il cappotto. Può immaginare le mortificazioni di un italiano emigrato in Svizzera 50 anni fa? Ora, premesso tutto questo, non ero attaccato al soldo allora immagini se posso esserlo oggi.

“Del Jobs Act io non so niente”. È un’esagerazione artistica, vero?

Certo che è stata una esagerazione. Lei la chiama artistica. Quando io non so qualcosa, sono abbastanza bravo da informarmi o dai miei collaboratori oppure da accedere ai servizi di google, cosa crede? Lì ho scherzato sull’anglismo “Job” che sembra un nome proprio. In una trasmissione radiofonica dissi che questo signore “Job act” non lo conoscevo.

Quindi del problema del lavoro si interessa?

Il lavoro è la sola ed unica cosa che serve in questo paese e vuole che non mi interessi? A me lo chiede che ho lavorato tutta la vita?

Parliamo della Svizzera, ci torna spesso?

Spesso e sempre molto volentieri. Lì ho mio figlio Gionata e mio nipote Giuliano.

Cosa le dice il cuore quando pensa al nostro, e suo, paese?

La Svizzera mi ha dato molto soprattutto tutto quello di cui avevo bisogno nel momento di grandissima difficoltà. E’ stato teatro sul quale ho conosciuto mia moglie e dove sono nati i miei figli e dove la comunità italiana è assai numerosa e mi vuole bene.

Come la accolgono quando torna?

Sempre molto affettuosamente dagli amici italiani ancora lì residenti ed anche dalle maestranze dell’azienda presso la quale ho lavorato tanti anni.

Abruzzo e Svizzera sono morfologicamente simili, cosa preferisce di uno e dell’altra?

La domanda non andrebbe posta in questi termini. Perché l’Abruzzo mi ha dato i natali e… ‘o zappatore nun se la scorda a mamma! Sono due paesi montuosi, ma a Pescara abbiamo un sole che la Svizzera vede ogni tanto e per grazia ricevuta.

 

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