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ITALIAPrimo voto, prima fumata nera

29.01.15 - 22:54
Le schede bianche sono 538. Renzi candida Sergio Mattarella, un vecchio democristiano della corrente demitiana
Primo voto, prima fumata nera
Le schede bianche sono 538. Renzi candida Sergio Mattarella, un vecchio democristiano della corrente demitiana

ROMA - Primi voti e, scontata, prima fumata nera. Il Parlamento italiano a Camere unite per l'elezione del nuovo Capo dello Stato riflette nelle urne quanto deciso dai grandi partiti e alla fine dello spoglio si conteggiano 538 schede bianche. La seduta è stata quindi sospesa, riprenderà domani. Intanto, con la candidatura di Sergio Mattarella al Quirinale, Matteo Renzi porta a compimento la "vocazione maggioritaria" del Partito democratico (Pd). Una mossa che suscita entusiasmo nel partito e ricompatta forzatamente la minoranza sulle sue posizioni, anche se ha un costo sul versante dell'intesa con Silvio Berlusconi e scolorisce un po' la sua immagine di "rottamatore".

Il vecchio democristiano della corrente di sinistra - Mattarella viene infatti dalla Democrazia cristiana (Dc), ne è stato più volte ministro in quota della sinistra demitiana, è stato anche tra i fondatori della Margherita e del Pd. Le sue dimissioni da ministro della Pubblica istruzione, in polemica con la fiducia posta dal governo Andreotti sulla legge Mammì (che legalizzava le tv berlusconiane), risalgono al 1990, epoca della prima guerra del Golfo, e consentono alla Lega di parlare di una "figura preistorica".

Renzi si gioca la leadership - Eppure sembra essere quanto serviva al segretario-premier per pacificare le retrovie, dopo le roventi contrapposizioni sulla legge elettorale, e bagnare le polveri dei potenziali franchi tiratori (la maggiore incognita che gravava sull'operazione di esplorazione dei papabili al Colle). A questo punto, come ha spiegato Renzi all'assemblea dei grandi elettori del Pd, se si fallisce come nel 2013 non si tratterà di una normale sconfitta. In altre parole il Rottamatore sa di giocarsi con questa mossa la sua stessa leadership e la credibilità politica del partito: le reazioni positive di Pierluigi Bersani ed Enrico Letta, che parla di una legislatura "evoluta" e di un clima completamente diverso dal 2013, lo rassicurano sulla tenuta del Pd nella quarta votazione, quella nella quale Mattarella dovrebbe ottenere il quorum necessario all'elezione.

Patto del Nazareno: non tutto è perduto - I renziani, in questo scenario, non danno completamente per perso il rapporto con il Cavaliere: Forza Italia e Area popolare non hanno chiuso del tutto, commenta per esempio Maria Elena Boschi. La scheda bianca annunciata "per rispetto" nei confronti di Mattarella viene interpretata come uno spiraglio lasciato al dialogo. E del resto Alfano si è affrettato a precisare che il patto di governo non ha nulla a che fare con la partita del Quirinale. Anche perché, sarebbe facile osservare, i centristi non hanno molte alternative al subire quella che è comunque una sconfitta relativamente al loro peso contrattuale nella coalizione.

Il ruolo di Berlusconi - Ma anche Berlusconi è improvvisamente povero di carte alternative. Non si è allineato, rimprovera al premier di non aver tenuto fede al patto che voleva la condivisione di una figura "arbitrale", e si consola con l'aver evitato almeno che il candidato fosse un ex segretario del Pd: ma è costretto ad assicurare che le riforme andranno avanti e ad assistere alla successione (ormai sicura, secondo Pierferdinando Casini) di un ex Dc ad un ex Pci (Partito comunista italiano).

I frondisti parlano di fallimento del Patto del Nazeno - A ben vedere è Berlusconi l'attore che accuserà i maggiori problemi dall'esito del voto sul Colle. Mezzo partito, con alla testa il "frondista" Raffaele Fitto, parla apertamente di fallimento del Patto del Nazareno e chiede un azzeramento delle cariche interne; ma anche i fedelissimi a questo punto non vedono molte exit strategy e cominciano a temere la concorrenza sempre più aggressiva di Matteo Salvini, ormai lanciato verso la leadership del centrodestra. Al punto di voler circoscrivere il dialogo con gli azzurri ai temi cari al Carroccio.

Le carte di Renzi - Ma sono le conseguenze di un quadro che, secondo lo schema votato con l'Italicum, dovrebbe polarizzarsi sempre più in senso maggioritario, proprio come era nelle intenzioni del primo disegno strategico veltroniano. Certo, le incognite sono ancora molte: in fondo il Patto del Nazareno ha sorretto la legislatura nell'ultimo anno e il suo venir meno potrebbe avere conseguenze imprevedibili. Ma intanto Renzi sembra contare su alcuni importanti fattori a suo favore: la ripresa economica che potrebbe essere più forte del previsto dopo la manovra varata dalla Bce e che è certamente la maggiore attesa degli italiani; la marginalizzazione del Movimento 5 Stelle che finora non è riuscito ad incidere in nessun modo sulle trattative né ad entrare in partita (anzi ha continuato a subire defezioni di parlamentari); il successo sui moderati di centrodestra che non sono riusciti ad arrestarne la blitzkrieg nonostante la novità dell'asse Berlusconi-Alfano; e infine essere riuscito a far accodare alla sua strategia tutta la sinistra in modo da ridare un'impronta "blairiana" alla propria gestione.

Mattarella riceve la benedizione di Napolitano - A questo punto tutto è nelle mani dei grandi elettori alla quarta votazione: Mattarella ha ricevuto la piena investitura di Napolitano ("una personalità di alta sensibilità costituzionale") e molti esponenti del Pd si augurano che il Cavaliere riveda il suo "non possumus" per aprire pacificamente la seconda fase della legislatura.

Oggi il più votato è stato Imposimato - Oggi, come previsto, il primo scrutinio per l'elezione del Presidente della Repubblica si è chiuso con un nulla di fatto. Il più votato è stato il candidato del Movimento 5 stelle Ferdinando Imposimato, con 120 preferenze, ma il numero maggiore è stato quello delle schede bianche che sono risultate 538.

La Lega vota Vittorio Feltri - Quarantonove voti sono andati a Vittorio Feltri (candidato di Fratelli d'Italia e Lega), 37 a Luciana Castellina (sostenuta da Sinistra ecologia e libertà), 25 a Emma Bonino (dal Partito socialista italiano), 23 a Stefano Rodotà, 14 a Gabriele Albertini, 11 a Claudio Sabelli Fioretti, 9 a Romano Prodi, 5 ciascuno a Pier Luigi Bersani e Sergio Mattarella, 3 ciascuno all'ex parlamentare socialista Agostino Marianetti e all'ex ministro Antonio Martino, 2 ad Anna Finocchiaro.

Quindi preferenze per altri nomi: 9 Morelli, 8 Caleo, 6 Gualdani, 4 ciascuno Barani e Scognamiglio, 3 Merlo, Messina, Pagano, Zitelli, 2 Baldini d'Amato. Tre voti per Paolo Mieli, 2 per Ezio Greggio. I voti dispersi sono stati 48, le schede nulle 33. I presenti e i votanti sono stati 975. La seduta è stata quindi sospesa e riprenderà domani per il secondo scrutinio alle 9,30.

Chi è Mattarella - Sergio Mattarella è dall'ottobre 2011 Giudice costituzionale della Repubblica Italiana, la sua professione è però quella di professore universitario. In precedenza è stato Ministro della Difesa (dicembre 1999 - giugno 2001), Vicepresidente del Consiglio dei Ministri (ottobre 1998 - dicembre 1999), Ministro della Pubblica Istruzione (luglio 1989 - luglio 1990) e Ministro per i Rapporti con il Parlamento (luglio 1987 - luglio 1989).

Mattarella è vedovo dal 2012: era sposato con Marisa Chiazzese, sorella di Irma consorte di Piersanti, l'ex presidente della Regione Siciliana assassinato a Palermo il 6 gennaio 1980. Ha tre figli: Bernardo, Laura e Francesco.

La sua casa a Palermo è in via Libertà nello stabile dove abitano anche i figli del fratello, proprio nello stesso viale elegante dove avvenne l'omicidio. Uno dei nipoti è Bernardo che è stato deputato regionale. Il primogenito di Sergio, Bernardo anche lui, è docente di diritto amministrativo. È capo dell'ufficio legislativo del ministero della Funzione Pubblica. Suo padre, pure lui chiamato Bernardo, politico democristiano, è invece stato più volte ministro tra gli anni cinquanta e sessanta.

ats ans akr

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