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SPAGNAProve tecniche d'indipendenza, in 2 milioni al voto

09.11.14 - 21:39
In un'atmosfera pacifica e senza incidenti la Catalogna ha votato oggi in urne di cartone per il suo sogno indipendentista
Prove tecniche d'indipendenza, in 2 milioni al voto
In un'atmosfera pacifica e senza incidenti la Catalogna ha votato oggi in urne di cartone per il suo sogno indipendentista

BARCELLONA - Bandiere 'estralladas' e 'seyneras' ai balconi, i fiocchi gialli con lo slogan "Ahora es la hora" (Adesso è l'ora) appesi ai lampioni e l'orologio digitale di Plaza San Jaume, a Barcellona, che ha scandito per mesi il conto alla rovescia, finalmente fermo sull'ora X. In un'atmosfera pacifica e senza incidenti - a parte isolati atti vandalici - la Catalogna ha votato oggi in urne di cartone per il suo sogno indipendentista, sfidando il divieto della Corte costituzionale e la minaccia dell'arresto dei presidenti dei seggi, in una consultazione simbolica, che vuole essere l'anticipo di quella legale.

"Ci siamo guadagnati sul campo il diritto a un referendum definitivo", ha detto il presidente catalano Artur Mas (CiU), assumendosi la "responsabilità legale" dell'intero processo partecipativo, fra l'entusiasmo alle stelle del popolo indipendentista, che lo ha accolto alla Escola Pia, dove ha depositato nelle urne il suo doppio 'sì': sì alla Catalogna come stato, sì a uno stato indipendente. Un processo bollato dal governo centrale di Mariano Rajoy come "un esercizio antidemocratico e inutile" e che rischia di complicare "il futuro" dialogo con la Generalitat.

Nell' impossibilità di definire un censo elettorale e in mancanza di una Giunta elettorale centrale, lo scrutinio non ha nessun valore legale. Ma il voto, verificato da un sistema informatico che impedisce alla stessa persona di votare due volte, "è un successo della democrazia in sé", secondo Carme Forcadell, la 'pasionarià, presidente dell'Assemblea Nazionale Catalana, che ha mobilitato l'esercito dei 40.000 volontari, a cui è stato affidato lo svolgimento della consultazione in assenza di arbitri ufficiali, neutri ed imparziali.

Indipendentemente dal risultato, l'alta percentuale di partecipazione - circa 2 milioni di votanti registrati alle 18:00 - data la scarsa affluenza degli unionisti alle urne, serve a misurare l'ampiezza del fronte indipendentista, l'esistenza o meno di una maggioranza soberanista. Secondo molti analisti, l'alta partecipazione rafforza la posizione di Artur Mas nel fronte indipendentista, che vede schierati con i centristi di Convergencia i Unio, i repubblicani di sinistra di Esquerra Republicana de Catalunya (Erc), gli eco-socialisti di Icv e la sinistra radicale della Cup.

Nonostante la pioggia e le lunghe code in alcuni seggi, oltre 2 dei 4,5 milioni di catalani over-16 anni aventi diritto si sono recati alle urne, per manifestare quello che definiscono l'orgoglio per un progetto nuovo che restituisca dignità alla regione. Ma anche l'insofferenza e la protesta per la prolungata crisi e le politiche di austerità o la mera rassegnazione per un voto che "non servirà a nulla". Sul fronte opposto, i tanti che rifiutano il "pensiero unico indipendentista", sono rimasti a casa.

"Vado a votare perché sono stufo della Spagna e spero che vederlo i miei figli o i miei nipoti possano vedere il risultato", spiegava Pedro, un pensionato di 67 anni, entrando nel collegio nel distretto di Nou Barris, a Barcellona. José Luis, un catalano di 49 anni, figlio di andalusi, ha invece disertato le urne, "perché è una consultazione illegale e, se votassi, lo farei per il no". Come Alejandro, 19enne valenciano che studia a Barcellona, José Luis è convinto che "una Catalogna indipendente sarebbe praticabile, ma ha più futuro nell'ambito della Spagna, perché molte imprese lascerebbero la regione". Da parte sua Maria Angels, impiegata di 53 anni, ha votato principalmente contro l'esecutivo di Madrid: "Con il muro contro muro, il governo di Rajoy non ha fatto che accrescere il sentimento indipendentista: con il 'nò continuo, ha peggiorato la situazione ", assicura.

Secondo l'ultimo sondaggio del Centro di Studi di Opinione della Generalitat, almeno un 48,5% dei catalani preferisce continuare a far parte della Spagna, in una regione che rappresenta circa un quinto dell'economia spagnola, ma detiene anche uno dei debiti pubblici più alti. In un Paese in debole ripresa economica, scosso dalle Tangentopoli e dalla corruzione diffusa e segnato dall' irresistibile ascesa del partito degli 'indignados' di Podemos, la Catalogna è tornata nell'obiettivo della Ue e degli analisti internazionali, come Bloomberg o la banca di investimenti JP Morgan, che avvertono dei rischi di investire nella regione. La Spagna "non può permettersi un dramma in Catalogna", assicurano molti osservatori. E domani, con il conteggio definitivo dei voti, sarà anche il momento di costruire ponti: Mas chiederà in una lettera Rajoy l'apertura di un dialogo.

ats ans

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