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STATI UNITIL'America vota per il Congresso, referendum per Obama

04.11.14 - 20:38
Il presidente statunitense è da mesi in calo costante di consensi
L'America vota per il Congresso, referendum per Obama
Il presidente statunitense è da mesi in calo costante di consensi

WASHINGTON - L'America vota per le elezioni di midterm: in ballo ci sono il rinnovo dell'intera Camera dei rappresentanti e di un terzo del Senato, oltre alla poltrona da governatore in 34 Stati. Questa volta però gli elettori - che secondo i sondaggi giudicano il Congresso uscente come uno dei peggiori della storia - hanno considerato il loro voto anche come una sorta di referendum sul presidente Obama, da mesi in calo costante di consensi.

Si tratta di una tendenza che è stata alimentata anche dagli stessi candidati, di entrambi i partiti. In campagna elettorale i democratici hanno fatto di tutto per prendere le distanze dall'inquilino della Casa Bianca, preferendo avere come 'sponsor' l'ex presidente Bill Clinton o la sua ex first lady e possibile candidata presidenziale, Hillary Clinton. A loro volta i repubblicani si sono impegnati in ogni modo a criticare "Mr president", mettendo l'accento sulla sua politica, piuttosto che sulla loro.

Durante la campagna elettorale i repubblicani non hanno presentato un vero programma, ma hanno invece alimentato il risentimento o i timori per l'economia, l'Ebola o l'Isis. Uno dei 'big' del partito, John McCain, è arrivato anche ad affermare che con una maggioranza Gop al Senato, oltre che alla Camera, Obama verrebbe sottoposto a pressioni crescenti per rafforzare la sua strategia contro lo Stato islamico, anche inviando truppe sul campo.

"Immaginate cosa questo presidente potrà fare negli ultimi due anni del suo mandato se non vinciamo la maggioranza del Senato", è stato lo spauracchio lanciato in una manifestazione elettorale dal candidato senatore repubblicano in North Carolina, Thom Tillis.

Sulla vittoria al Senato i repubblicani si sono giocati tutto, concentrandosi su cinque degli Stati chiave: Montana, West Virginia, South Dakota, Arkansas e Louisiana. Ma è stata battaglia anche in altri cinque, più incerti: Alaska, Colorado, Iowa, North Carolina e New Hampshire. Fondamentale anche il Kansas, dove però ha sparigliato un candidato indipendente, Greg Orman.

Quello su cui ha puntato la macchina democratica è stata l'affluenza al voto per fare la differenza. Questo perché nonostante queste siano le elezioni di midterm più costose della storia Usa, con un conto da oltre quattro miliardi di dollari, sono state anche le meno seguite dagli elettori. Normalmente le elezioni di metà mandato vedono un numero limitato di elettori alle urne, tra il 39 e il 42 per cento. Anche per questo gli elettori sono stati più volte esortati ad andare a votare anche dallo stesso Obama, che anche nel giorno del voto ha continuato a mantenere un basso profilo, senza apparizioni pubbliche.

Per i risultati definitivi in realtà potrebbero volerci anche un paio di mesi, poiché in due Stati chiave, Georgia e Louisiana, è previsto che i candidati vadano al ballottaggio se nessuno di loro ottiene il 50 per cento più uno dei voti. E stando ai sondaggi, oggi nessuno sembra in grado di ottenerli: qualora andasse così, in Louisiana lo 'spareggio' ci sarà il 6 dicembre, in Georgia invece il 6 gennaio, ovvero tre giorni dopo la data prevista per l'insediamento del nuovo Congresso.

di Stefano de Paolis, ANSA/ats

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