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UCRAINAOlesya, l'infermiera che twitta la sua morte

20.02.14 - 21:00
Prosegue il bagno di sangue a Kiev. Un centinaio i morti. UE: "inorridita e profondamente sgomenta"
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Olesya, l'infermiera che twitta la sua morte
Prosegue il bagno di sangue a Kiev. Un centinaio i morti. UE: "inorridita e profondamente sgomenta"

KIEV - E’ un’immagine forte, quella che in queste ore sta facendo il giro del mondo. E’ la foto di un’infermiera di nome Olesya Zhukovskaya, ferita a morte, che stringe in mano il suo telefono cellulare.

La ferita è stata provocata da un proiettile che l’ha raggiunta alla gola, durante la protesta a Kiev. E la foto è l’ultima che la donna ha postato sul suo profilo Twitter, in diretta, mentre stava raccontando ogni istante dell’inferno in cui si trovava.

Con una mano tiene stretto il cellulare, con l’altra cerca di fermare l’emorragia. Quindi scrive quello che sembra essere il suo addio: “Sto morendo”. Euromaidan, il movimento che sta guidato la protesta in Ucraina dice che Olesya è morta, mentre in tanti, sempre tramite web, sostengono che la 21enne sia viva, attaccata ad un respiratore.

Kiev bagno di sangue - Scorre il sangue e sibilano le pallottole dei cecchini a Kiev, mentre l'Ucraina sprofonda nel baratro della guerra civile. Uno scenario paventato da giorni, ma che i passi delle cancellerie stentano ad arginare sullo sfondo di un confronto fra Mosca e occidentali che si fa rovente a un passo dai confini russi.

La tregua annunciata ieri sera dal presidente Viktor Ianukovich, a dispetto del fumo e delle fiamme che ancora si levavano da Maidan (la Piazza dell'Indipendenza simbolo delle proteste antigovernative di questi mesi), non ha retto che poche ore. La capitale ucraina fin dal mattino è ripiombata nel caos e il fuoco incrociato di pistole e armi automatiche ha lasciato sul terreno decine di morti: "cento", secondo la stima di Sviatoslav Khanenko, deputato del partito nazionalista Svoboda e responsabile dei servizi medici della piazza; 64 (inclusi quelli degli ultimi due giorni), secondo il dipartimento di Sanità del Comune di Kiev. I feriti si calcolano invece a centinaia e almeno 67 poliziotti - stando al ministero dell'Interno - risultano essere in ostaggio nelle mani degli insorti.

Non è chiaro chi abbia dato fuoco alle polveri. I dimostranti accusano le forze di sicurezza di aver violato platealmente il cessate il fuoco tentando un nuovo assalto alle barricate di Maidan. E bollano come agenti o come "provocatori" i cecchini visti sparare dai tetti circostanti. Il governo ammette da parte sua per la prima volta l'uso di proiettili veri da parte degli agenti, ma parla di "legittima difesa" e punta il dito contro gli "estremisti" della piazza: a cominciare dai bellicosi attivisti di estrema destra di "Pravi Sektor", che fin da subito avevano rigettato ogni tregua. Il sindaco di Kiev però denuncia il "bagno di sangue" e abbandona il partito di Ianukovich.

Decine di morti forse un centinaio - Di certo c'è che decine di persone sono state colpite da pallottole, con tiri spesso mirati a testa e gola, come nel caso di Olesya. Si parla di 100 morti. Ma altrettanto certo è il fatto che lo zoccolo duro della piazza è parso come minimo pronto alla battaglia: tanto da riprendere rapidamente il controllo di Maidan, di costringere a una precipitosa evacuazione d'emergenza del palazzo del governo e della sede del parlamento, da rioccupare a tamburo battente edifici ministeriali e amministrativi nel cuore della capitale.

Un'esplosione di violenza che ha lasciato spazio a qualche ora di pausa solo nel pomeriggio, mentre la piazza della "rivoluzione" resta presidiata dalle barricate fra ambulanze, ronde di dimostranti variamente armati e cumuli di rovine fumanti. Un panorama che ha fatto da sfondo per tutta la giornata all'affannosa missione condotta a Kiev per conto dell'Ue dai capi delle diplomazie di Germania, Francia e Polonia. I tre hanno fatto spola fra governo e leader delle opposizioni. E soprattutto hanno discusso per ben cinque ore con il presidente Ianukovich, venendone fuori taciturni e scuri in volti mentre da Bruxelles - dove è convocato un consiglio esteri europei - la ministra degli esteri italiana Emma Bonino, confermava la decisione di imporre sanzioni verso coloro che "si sono macchiati di sangue": con l'annullamento dei visti e il congelamento di asset finanziari.

Misure contro gli oppositori - L'Unione europea, "inorridita e profondamente sgomenta" dal bagno di sangue a Kiev, ha deciso che applicherà "sanzioni mirate" contro i "responsabili delle violazioni dei diritti umani, della violenza e dell'uso eccessivo della forza". È previsto il congelamento dei beni, il bando dei visti di viaggio ed il blocco delle licenze di export dei "materiali per la repressione" dalla Ue verso l'Ucraina. L'Europa considera Ianukovich "il primo responsabile della situazione", ma non è ancora detto che sarà colpito direttamente, per ora.

Per una volta però la Ue si mostra compatta e reattiva, mentre gli Usa hanno già inserito un primo gruppo di 20 funzionari ucraini nella lista nera dei loro visti. E la Casa Bianca, "indignata per l'uso delle armi da fuoco" della polizia e dei 'berkut', torna a chiedere al presidente ucraino "il ritiro immediato" delle forze di sicurezza e si dice pronta a individuare a colpire i responsabili dei massacri.

Mossa parallela, quella europea. L'applicazione delle sanzioni Ue sarà decisa in base agli sviluppi sul campo. Nelle conclusioni del Consiglio esteri straordinario che si è tenuto a Bruxelles non è indicato alcun nome, la lista sarà fatta dai gruppi di lavoro (Cops e Relex, cui partecipano diplomatici e funzionari dei 28) che incroceranno i dati a disposizione. Non è escluso che ci possa entrare anche il nome di qualche leader estremista, come chiesto apertamente da molti Paesi, come Olanda e Danimarca.

La gradualità dell'azione è però importante, come aveva sottolineato la ministra italiana degli esteri Emma Bonino arrivando alla riunione, "perché la crisi sarà lunga". Così come per l'Europa è "inevitabile", ha sottolineato il capo della Farnesina, mantenere un dialogo con Mosca "magari fermo e duro" ma pur sempre un dialogo, "perché la priorità è evitare che esploda il Paese".

Responsabilità? - Ma la strada è in salita. Un giornalista della tv russa in conferenza stampa chiede alla Ashton se la Ue non si senta responsabile di aver fomentato gli scontri, fa un parallelo con la Bosnia e chiede perché due pesi e due misure. Ashton respinge tutto con indignazione: "Sono stata io a Maidan, sono stata lì ed ho visto che erano manifestazioni pacifiche e cosa faceva la polizia".

I 28 hanno trovato l'unanimità in poco meno di tre ore, facendo scattare la macchina giuridica, mentre tre di loro, il francese Fabius, il tedesco Steinmaier ed il polacco Sikorski sono a Kiev nella missione "in nome e per conto della Ue" chiesta dalla 'ministra degli Esteri' europea Catherine Ashton. I tre hanno avuto una serie di incontri con Ianukovich, il primo addirittura di 5 ore, e con i tre leader dell'opposizione 'moderata' di cui la Ashton ha riferito gli esiti durante il Consiglio. È stato deciso che i tre - che inizialmente sarebbero dovuti rientrare a Bruxelles oggi pomeriggio - resteranno a Kiev almeno fino a domani. "Un segnale positivo", osservano fonti europee. Ma Sikorski twitta immagini di una Kiev in fiamme, in cui lo stesso Ianukovich è costretto a spostare la sede dell'incontro per non restare intrappolati negli scontri.

 

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