Testimoniamo all'uomo contemporaneo, esorta Benedetto XVI, che una vita nuova in Dio è possibile, facciamoci pellegrini "nei deserti dell'uomo contemporaneo", "giacché il viaggio è metafora della vita e il sapiente viaggiatore è colui che ha appreso l'arte di vivere e la può condividere con i fratelli".
La messa, - con letture anche in greco e preghiere nelle lingue del mondo, compresi arabo e cinese, - si snoda tra solennità e simboli, non senza momenti di festosa confusione. Il Papa arriva in papamobile e fa un giro tra la folla che lo saluta gioiosa.
All'omelia Benedetto XVI affida un ulteriore tassello della sua riflessione sul Concilio: ricchezza per la Chiesa, se visto senza "nostalgie anacronistiche" e senza "corse in avanti", se rivissuto nello slancio verso l'uomo contemporaneo, per condurlo a Dio, alla pienezza di una vita di senso. Con un invito a non cedere alla "mentalità dominante" come accadde a volte nel dopoconcilio, con il rischio di perdere il "deposito della fede". Del Concilio invece, sottolinea Benedetto XVI, alla Chiesa anche oggi serve "l'anelito" e la passione ad annunciare la fede, come era chiaro a papa Roncalli e papa Montini, e come vissero i padri conciliari.