Cerca e trova immobili

JOHANNESBURGSudafrica: ancora sangue in miniere, rivolta non si ferma

02.10.12 - 21:03
Sudafrica: ancora sangue in miniere, rivolta non si ferma
JOHANNESBURG - Altro sangue e ancora violenza nelle miniere sudafricane dove gli scioperi selvaggi dei minatori in rivolta si estendono con un effetto domino, arrivando a coinvolgere oltre 75.000 lavoratori.

Oggi il capo del Num, il principale sindacato della categoria, ha rivelato che cinque cadaveri, due di minatori, sono stati trovati domenica nei pressi di una miniera di platino nella zona di Rustenburg (Nord). Ma per ora non ci sono conferme a questo bilancio. La polizia in effetti ha reso noto che un uomo è stato ucciso, forse da un gruppo di minatori in sciopero, domenica nella zona di Rustenburg, epicentro della rivolta, ma non è chiaro se si tratti dello stesso episodio denunciato oggi dal segretario generale del Num Frans Baleni.

Sempre più in difficoltà per l'erosione dei consensi nella base a vantaggio del sindacato più radicale Amcu, che cavalca o guida gli scioperi selvaggi, oggi il Num ha cercato di riprendere l'iniziativa, annunciando che riaprirà domani - con un anno di anticipo - i negoziati con la Camera delle Miniere per il contratto collettivo dei minatori dell'oro e del carbone per aumenti salariali. L'annuncio è stato fatto in una conferenza stampa a Johannesburg da Zwelinzima Vavi, il segretario generale della Cosatu, la potente confederazione sindacale che è il principale alleato del governo dell'African national congress (Anc).

Vavi ha rigettato sulle spalle degli imprenditori la responsabilità dell'esplosiva situazione creatasi nelle miniere, accusando la compagnia Implats di aver ceduto a febbraio di fronte a uno sciopero illegale concedendo aumenti salariali non contrattati con la Num. Inoltre ha criticato il gruppo britannico LonMin per aver fatto ricorso a negoziatori non del sindacato, in particolare esponenti religiosi, per mettere fine allo sciopero selvaggio nella miniera di Marikana, concedendo aumenti fino al 22%, dopo la strage dello scorso 16 agosto, in cui 34 minatori furono uccisi e oltre 70 feriti dalla polizia.

Sulla strage di Marikana ieri ha iniziato i lavori la commissione d'inchiesta istituita dal presidente sudafricano Jacob Zuma e presieduta dal giudice in pensione Ian Farlam. Ieri Farlam ha visitato i luoghi del massacro, facendosi indicare da esperti della polizia dove furono ritrovati i cadaveri dei minatori uccisi. In particolare dovrà cercare di appurare quanto possano rispondere al vero le ricostruzioni di chi - come il noto fotoreporter antiapartheid Greg Marinovich - ha sostenuto che molti dei minatori, ormai inermi, sono stati uccisi a freddo dai poliziotti e non durante le cariche per disperdere la folla armata di bastoni e machete.

Oggi Farlam ha visitato gli insediamenti informali -baraccopoli - di Wonderkop dove vivono i minatori di Marikana, per constatarne le condizioni. Inoltre ha parlato con alcuni testimoni, uno dei quali ha accusato la Num di aver dato il via alle violenze quando, cinque giorni prima del massacro, alcuni suoi sindacalisti spararono contro minatori in sciopero uccidendone due. Prima del massacro del 16 agosto, erano state uccise altre 10 persone: sei minatori in scontri intersindacali ma anche due poliziotti e due guardie minerarie.

Intanto oggi circa duemila minatori cacciati dagli alloggi aziendali dalla miniera Gold Fields KDC West, una cinquantina di km a Ovest di Johannesburg, hanno occupato una collinetta vicino alla miniera, dove hanno detto che resteranno finché non otterranno un aumento salariale fino a 12.500 rand (circa 1170 euro: la paga media di un minatore adesso varia fra 4000 e 7000 rand, secondo le fonti). Anche a Marikana lo sciopero selvaggio iniziò con l'occupazione a oltranza di una collina accanto alla miniera.

ATS
Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE