"Le voci diffuse sull'asilo già concesso ad Assange sono false. Non c'è ancora una decisione al riguardo. Aspetto il rapporto dal ministero degli Esteri", ha puntualizzato Correa.
L'annuncio fatto dal Guardian, che cita fonti di Quito, è stato ampiamente ripreso dai media dell'Ecuador, i quali già ieri avevano anticipato che la decisione sull'asilo al creatore di Wikileaks - rifugiatosi nell'ambasciata di Quito a Londra dal 9 giugno scorso - era ormai "stata presa".
Il capo dello stato dell'Equador, che ha ribadito la sua "simpatia" per Assange, ha ricordato di essere pronto a riunirsi con i suoi ministri per concertare "una risposta sovrana e assolutamente in linea con i principi dell'Ecuador".
Tutto fa supporre, in ogni caso, che si andrà a un braccio di ferro diplomatico-legale tra Londra e Quito. Ieri, il Foreign Office ha preavvertito che le autorità britanniche hanno "l'obbligo di estradare Assange in Svezia".
Pur se Correa offrirà l'asilo, resterà da sciogliere la spinosa questione del salvacondotto, indispensabile per Assange per raggiungere l'aeroporto di Londra senza essere arrestato nel tragitto.