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GIAPPONEDue esecuzioni, il boia torna all'opera

03.08.12 - 09:15
Foto Archivio Keystone
Due esecuzioni, il boia torna all'opera

TOKYO - Il boia è tornato al lavoro questa mattina in Giappone con due impiccagioni, le prime disposte dal nuovo ministro della Giustizia, Makoto Taki.

Nel totale, ricorda una nota del ministero, sono cinque i condannati alla pena capitale giustiziati sotto il governo del premier Yoshihiko Noda, presidente del partito Democratico (DpJ). Le ultime impiccagioni, ben tre, risalgono al 29 marzo scorso, a seguito del decreto firmato dall'allora Guardasigilli Toshio Ogawa, che chiuse una sorta di moratoria di 20 mesi.

I condannati sono stati giustiziati questa mattina a Tokyo e Osaka, ha spiegato il ministero della Giustizia. Si tratta, secondo i media locali, di Junya Hattori, 40 anni, condannato per lo stupro e l'omicidio nel 2002 di una studentessa di 19 anni il cui corpo è stato bruciato in un cantiere, e di Kyozo Matsumura, 31 anni, ritenuto colpevole dell'uccisione a gennaio 2007 di due familiari nelle prefetture di Kyoto e di Kanagawa.

Taki, ministro della Giustizia da giugno, aveva già messo in chiaro in una sessione parlamentare che non avrebbe esitato a emettere l'ordine di esecuzione se lo riteneva necessario. Il Giappone, con gli Usa, è l'ultima tra le democrazie più industrializzate a prevedere nell'ordinamento e a ricorrere alla pena di morte, provocando spesso proteste da parte dei governi europei e delle organizzazioni che difendono i diritti umani.

Amnesty International Japan, ad esempio, ha espresso oggi il più "profondo disappunto per quanto accaduto", ha commentato con l'agenzia di stampa italiana ANSA, il segretario generale, Hideki Wakabayashi.

"Soprattutto - ha aggiunto - se si considera che nel 2011 non ci sono state esecuzioni: è veramente un peccato che il governo dei Democratici di Noda non riesca ad allinearsi alle dominanti orientamenti internazionali, visti da ultimo i passi in avanti sul tema fatti anche da Paesi come la Mongolia". In Giappone, in base agli ultimi sondaggi, i favorevoli al mantenimento della pena capitale superano l'85%.

Ats Ans

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