Da dopo l'addio, quando ritorna sul podio per dirigere la sua vecchia orchestra, è un trionfo, accompagnato dal palpabile affetto dei musicisti e del pubblico. Per il concerto ieri - che sarà ripetuto anche stasera e domenica - Abbado, che è apparso in gran forma, ha scelto un programma che esprime appieno la sua cifra musicale: Alban Berg e Robert Schumann. Di Berg i cinque Lieder per orchestra su testi di cartoline di Peter Altenberg e il concerto per violino, suo vero e proprio cavallo di battaglia. La solista era Isabelle Faust, giovane violinista tedesca assurta già a fama internazionale, e, per i Lieder, la cantante svedese Anne Sofie von Otter. Di Schumann sono state eseguite l'Ouverture da Genoveva, la sola opera scritta dal compositore, che viene raramente proposta, e la Sinfonia n. 2. Con Berg, Abbado ha dato un'ennesima prova di quanto questi sia un compositore a lui connaturato quasi simbioticamente. Sottilissima e italianissima invece la lettura di Schumann, specie della seconda sinfonia, che sotto la bacchetta del maestro ha perso un po' della sua gravità teutonica e acquisito eleganza e limpidezza italiana.
Giubilo e ovazioni alla fine, una piena di applausi e parecchie chiamate in scena, inclusa una in cui il maestro è stato riacciuffato da un gruppo di spettatori dal corridoio che conduce ai camerini e riportato sul palco per un'ultima acclamazione da solo, con l'orchestra già dileguata.