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GERMANIARisorti dalle rovine

18.03.12 - 22:49
"Risorti dalle rovine", è il primo verso dell'inno dell'ex DDR. 20 anni dopo la fine della RDT, la Repubblica Federale Tedesca è guidata dalla Cancelliera Angela Merkel e dal presidente eletto oggi Joachim Gauck. Tutti e due della ex Repubblica Democratica Tedesca
Keystone
Risorti dalle rovine
"Risorti dalle rovine", è il primo verso dell'inno dell'ex DDR. 20 anni dopo la fine della RDT, la Repubblica Federale Tedesca è guidata dalla Cancelliera Angela Merkel e dal presidente eletto oggi Joachim Gauck. Tutti e due della ex Repubblica Democratica Tedesca

BERLINO - Sulle sue foto hanno montato addirittura un'aureola, in alcuni dei talk show televisivi, presentandolo come una sorta di salvatore della patria. Joachim Gauck, dissidente della ex DDR, è stato eletto oggi presidente della Germania, in un clima di acclamazione generale.

L'ex pastore protestante di 72 anni ha ottenuto 991 preferenze su 1'228 schede valide elargite dall'Assemblea federale, che lo ha scelto alla prima votazione. Per il suo predecessore, Christian Wulff, di cui era stato avversario nel 2010, si dovette arrivare alla terza. La giornata è storica, perché alla guida del paese ora gli "Össi" (cioè gli ex tedesco-orientali), sono due, il presidente e la cancelliera Angela Merkel.

Gauck è stato un dissidente e difensore dei diritti civili nella Germania orientale, incaricato nel 1990 della supervisione sull'archivio della Stasi, la polizia segreta della DDR che lo aveva peraltro tenuto sotto controllo negli anni precedenti la caduta del Muro.

Appoggiato da 4 partiti su 5, era il vincitore scontato. Beate Klarsfeld, 73 anni, la cacciatrice dei nazisti, ha ascoltato un po' delusa il verdetto dei suoi 126 voti, solo 3 in più di quelli garantiti dalla Linke, che l'aveva presentata. Altre tre preferenze sono andate a Olaf Rose, candidate del partito di estrema destra Npd. Ci sono state anche 108 astensioni.

Angela Merkel ha ascoltato seria, quasi mesta, e oggi ha sorriso molto poco al Reichstag. Neppure stavolta, come in occasione della designazione di Gauck un mese fa, la cancelliera è riuscita a simulare pubblicamente la serenità che caratterizza le cerimonie di Stato. Era vestita di nero, e sul volto era disegnata la sconfitta. Una sconfitta politica e personale, dopo aver puntato tutto e con ostinazione sul "presidente sbagliato", quel Wulff che alla Germania non piaceva e che è stato spazzato via da uno scandalo. La Merkel si è però compiaciuta, pubblicamente, subito dopo, del largo consenso ottenuto dal nuovo capo dello Stato.

Gauck è un uomo dal carattere forte. Ma oggi aveva la voce rotta dall'emozione quando ha preso la parola davanti ai membri dell'Assemblea federale. Ha esordito il suo discorso con una frase semplice: "Signor presidente, signore e signori, care concittadine e cari concittadini, che bella domenica!". Poi ha immediatamente volto gli occhi al passato, ricordando le elezioni di 22 anni fa, quando finalmente poté votare nella Germania riunificata da elettore libero. "Con la gioia era presente in me una certezza: non diserterò mai le urne".

Tenendo ferma la storia personale e del paese davanti agli occhi della cittadinanza, Glauck si è presentato: "avete eletto un presidente che non immagina se stesso senza libertà e non immagina il paese senza l'esercizio della responsabilità". Grandi applausi. E i tedeschi stando ai sondaggi gli credono.

Gauck però non vuole passare per santo. A N-tv in serata ha detto: "non sono né un salvatore né un angelo. Sono un uomo e vengo dalla società civile". Nella serata in cui è stato designato, quando i consensi non erano ancora così alti, aveva detto qualcosa di analogo: "non vi aspettate che io sia superman".

"Una cosa posso promettere - ha detto oggi accettando l'incarico - che con tutto il mio cuore e con tutte le mie forze dico sì alla responsabilità che mi trasmettete". Tocca a lui il compito di recuperare la fiducia dei tedeschi in una istituzione minata dagli ultimi eventi: un secondo presidente dimissionario, costretto ad andare via dopo due anni dal passo indietro di Horst Köhler, è andato via nell'indignazione generale, fra i fischi e vuvuzelas che hanno sopraffatto le trombe della banda per gli onori militari del congedo a palazzo Bellevue.
 

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