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MESSICOUn Paese in ginocchio piange i suoi morti

20.09.17 - 21:02
Tantissimi i crolli e centinania le vittime in tutto il Messico. 32 bambini hanno perso la vita tra le macerie della loro scuola. Una bimba di 7 anni salvata dalle macerie
Keystone
Un Paese in ginocchio piange i suoi morti
Tantissimi i crolli e centinania le vittime in tutto il Messico. 32 bambini hanno perso la vita tra le macerie della loro scuola. Una bimba di 7 anni salvata dalle macerie

CITTÀ DEL MESSICO - Venti milioni di abitanti, due fortissime scosse di terremoto nel giro di pochi giorni. Città del Messico è in ginocchio e nei 38 edifici crollati, volontari e soccorritori lottano contro il tempo nel tentativo di salvare le persone rimaste intrappolate sotto le macerie.

I morti sono centinaia in tutto il Paese, così come i feriti. Interi quartieri della capitale rimangono al buio, il traffico si sta riprendendo molto lentamente. Ci vorrà davvero molto tempo perché la megalopoli ritorni alla normalità.

Ma a commuovere tutto il mondo è stata la strage di almeno 32 bambini, sepolti sotto la loro scuola crollata durante il terremoto in un quartiere a sud della città. Lì si sono recati tanti messicani, e i volontari e i soccorritori non hanno mai smesso di scavare.

Oggi i servizi di emergenza hanno tratto in salvo una bambina di 7 anni: «Ha risposto ai richiami grattando contro una parete», ha raccontato all'agenzia di stampa italiana ANSA Roberto Arte, volontario della Croce Rossa. «Crediamo ci siano 3 o 4 persone ancora vive lì sotto», ha aggiunto. Gli eroi della scuola 'Enrique Rebsamen' sono i 'topos', le 'talpe', cioè i soccorritori che si infilano tra gli interstizi dei detriti alla ricerca dei piccoli.

Il bilancio del sisma di magnitudo 7.1 è tragico e non smette di aggravarsi. Di ora in ora, gli aggiornamenti sono costanti: l'ultimo è 225 morti, gran parte dei quali nello stato di Morelos (71) e a Città del Messico (86), oltre che a Puebla e negli stati di Messico, Oaxaca e Guererro.

La capitale respira in queste ore al ritmo della disperazione e dell'angoscia. C'è una preoccupazione diffusa. In alcuni supermercati fin dal primo pomeriggio ci sono state lunghe file per comprare beni essenziali, per esempio acqua o scatolette di tonno: alcuni messicani chiamano questi acquisti le 'compras por panico', comportamento tipico appunto dopo i grandi terremoti che da sempre colpiscono la loro nazione.

Milioni di abitanti della città si sono svegliati al mattino presto con l'incubo della terra che non cessa di tremare: e poco importa se secondo molti esperti la scossa di ieri - a differenza di quella dello scorso 7 settembre - non porterà con sé una lunga scia di repliche.

In un messaggio alla nazione, il presidente Enrique Pena Nieto ha annunciato nella notte che «il 40% di Città del Messico e il 60% dello stato di Morelos è senza elettricità». E poco dopo il capo dello Stato ha disposto «tre giorni di lutto» in tutto il Paese per le persone decedute.

I commenti di tutti in città sono concentrati soprattutto su due aspetti: ieri la terra ha tremato in modo ancora più violento sia del devastante sisma del 1985 (10mila morti, anche quello fu un 19 settembre) sia di quello dello scorso 7 settembre, che ha avuto un'intensità maggiore (8.2) e ha provocato 100 morti.
 
 

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