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SPAGNAPerché a Barcellona? E perché con un furgone?

18.08.17 - 23:00
Un consulente di sicurezza spiega dinamiche e obiettivi dell'attentato che giovedì ha provocato la morte di 13 persone sulla Rambla di Barcellona
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Perché a Barcellona? E perché con un furgone?
Un consulente di sicurezza spiega dinamiche e obiettivi dell'attentato che giovedì ha provocato la morte di 13 persone sulla Rambla di Barcellona

BARCELLONA - L’attentato che nel pomeriggio di ieri ha macchiato di sangue la Rambla di Barcellona, ha provocato la morte di 13 persone e il ferimento di quasi altre 120, diverse delle quali ridotte in condizioni molto gravi. Ma perché hanno deciso di colpire la Spagna? E perché lo hanno fatto nuovamente utilizzando un veicolo? A queste domande ha dato una risposta Sergei Migdal, già ufficiale della polizia e dell’esercito israeliano nonché consulente in materia di sicurezza, spiegando al portale russo Snob quali errori sono stati commessi dalle autorità spagnole e quali sono i rischi futuri.

Perché la Spagna? - Nella capitale catalana è presente «un’infrastruttura ben sviluppata di jihadisti, legata alla presenza di migranti - di prima, seconda e addirittura terza generazione - provenienti dal Marocco e dall’Algeria» spiega Migdal, aggiungendo che «per anni le autorità locali hanno chiuso un occhio nei confronti della propaganda jihadista nelle moschee e nei centri islamici».

Un altro grave problema sarebbe rappresentato dal cattivo utilizzo delle informazioni. «Dopo l’attacco terroristico di Londra in molti paesi europei hanno iniziato ad installare barriere e strutture protettive nei luoghi più frequentati. La Rambla era un obiettivo semplice da difendere, eppure non è stato bloccato. Sarebbe stato un attacco facile da impedire». La colpa, secondo l’ex ufficiale, sarebbe da imputare ai politici locali, spesso restii nell’assegnare le risorse finanziarie necessarie a queste opere.

Perché usano camion e auto? - Anche il modus operandi di questi attacchi è oramai tristemente noto. «Le automobili sono facilmente accessibili, possono essere guidate da chiunque. Anche un semplice coltello da combattimento richiederebbe più competenze. È necessario un addestramento». E anche se «bombe e cinture da suicidio» restano le armi preferite dai terroristi, quando un giovane «influenzato da letture estremiste decide di commettere un atto terroristico, per questioni di efficienza e semplicità tende ad affidarsi ad un veicolo».

La creazione di armamenti richiede infatti «un’infrastruttura terroristica specializzata» sottolinea Migdal. Inoltre «molti paesi dispongono di database in cui le aziende registrano gli acquirenti di determinate sostanze, utilizzate nella fabbricazione di esplosivi. La polizia è quindi in grado di controllare il motivo per cui una persona può aver acquistato 200 kg di una certa sostanza chimica». Una struttura simile, per la registrazione dei veicoli presi in affitto, sarebbe nei progetti dell’Europa. Certo questo «non potrebbe garantire una sicurezza assoluta. Un terrorista addestrato potrebbe sempre rubare un’auto» invece di affittarla.

Qual’è l’obiettivo degli jihadisti? - La guerra attualmente in atto contro lo Stato Islamico è una ragione sicuramente centrale. «Tuttavia gli attacchi terroristici avvengono anche a Copenhagen e Stoccolma, anche se non ci sono truppe danesi o svedesi dislocate in Siria, Afghanistan o in Iraq. Questo perché gli jihadisti vedono l’Occidente come un obiettivo unico e considerano l’Europa come una loro grande nemica, senza fare alcuna distinzione. L’unica cosa che conta è uccidere il numero più alto di persone». E la situazione «può solo peggiorare» secondo l’ex ufficiale. A suo avviso infatti «più pressione verrà esercitata sull’Isis maggiore sarà il numero di attentati».

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