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PORTOGALLOÈ giallo sul Canadair caduto, intanto si indaga sulla «strada della morte»

20.06.17 - 21:25
Mentre si sta ancora lottando per spegnere le fiamme, esplode la polemica sulla gestione del rogo che ha provocato 64 vittime. E le autorità negano lo schianto dell'aereo
Keystone
È giallo sul Canadair caduto, intanto si indaga sulla «strada della morte»
Mentre si sta ancora lottando per spegnere le fiamme, esplode la polemica sulla gestione del rogo che ha provocato 64 vittime. E le autorità negano lo schianto dell'aereo

LISBONA - Il violento incendio che ha devastato Pedrogao Grande facendo almeno 64 vittime è quasi sotto controllo, ma in Portogallo cresce la polemica sulle falle del sistema che hanno causato un numero tanto alto di morti.

E nella zona è giallo su uno dei Canadair impegnati nella lotta contro le fiamme: secondo la tv portoghese Rtp avrebbe urtato un cavo dell'alta tensione mentre si riforniva d'acqua precipitando. Ma in serata il sottosegretario agli Interni Jorge Gomes spiegava alle tv che nessuno degli aerei anti-incendio mancava all'appello.

Il premier Antonio Costa intanto ha ordinato un'inchiesta sulle circostanze dell'incendio e sulle falle nell'intervento dei soccorsi nelle prime ore. Sul tappeto c'è soprattutto la strage della 'strada della morte', la Statale EN236, sulla quale in poche centinaia di metri il "fuoco che volava", come hanno riferito dei testimoni, ha fatto un massacro. Almeno 47 persone sono morte carbonizzate, uccise nell'agguato delle fiamme che saltavano dai bordi della strada e chiudevano le vie di fuga.

La strada, nonostante fosse già circondata dalle fiamme, non è stata chiusa. E almeno tre sopravvissuti hanno raccontato di essere stati mandati, mentre erano in fuga dalle loro case minacciate dall'incendio, nell'inferno della 236 dai gendarmi. "Siamo stati spediti verso la morte", ha denunciato a Correio da Manha Armindo Graca. "Un inferno. Era impossibile sopravvivere su quella strada". Tutti gli scampati della 236 hanno ancora immagini di orrore stampate nella memoria.

"Ho visto una donna uscire da un'auto con i capelli e il vestito in fiamme", racconta Mario Pinhal. Lui e la moglie erano fuggiti di casa con la famiglia in due auto separate sulla 236. Lei prima, lui dopo. Mario si è salvato per miracolo. Sua moglie e le sue due figlie di 12 e 15 anni non ce l'hanno fatta. La 236 le ha inghiottite. Dopo 500 metri sulla 'strada della morte' "le auto bruciavano, le gomme esplodevano, i vetri si spaccavano. La gente urlava", ricorda Mario. "Siamo stati gli unici quattro (con lui c'erano gli anziani genitori e una zia) a sopravvivere in quel mucchio di auto in fiamme".

Molte cose non hanno funzionato nel disastro di Pedrogao. L'opposizione per ora rispetta i tre giorni di lutto nazionale. Ma preannuncia che chiederà conto al governo e al capo dello Stato Marcelo Rebelo de Susa. Domenica, nella notte del dramma, aveva affermato che era stato fatto "il massimo" per salvare la gente di Pedrogao. Ma sembra proprio che non sia stato così.

Intanto un nuovo grande incendio, definito "preoccupante", è scoppiato a 20 km dalla cittadina martire, dove oggi erano ancora in campo contro le fiamme 1100 pompieri e 9 Canadair. Le fiamme circondano la cittadina di Gois. Le combattono già 500 uomini e 5 aerei. Un paesaggio identico a quello di Pedrogao. Colline coperte di boschi, molti eucalipti, una vegetazione secca per la mancanza di pioggia. Temperature sopra i 40 gradi, venti molto forti che fanno fare balzi di chilometri alle fiamme. Più di 20 piccoli centri abitati rurali sono stati evacuati per precauzione. La gente è di nuovo in fuga, ma il dispositivo di soccorso ora sembra funzionare. E a Pedrogao l'identificazione delle vittime procede a rilento. Molti corpi sono carbonizzati: finora sono stati identificati solo 32 dei 64 morti.

 

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