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GERMANIA/ITALIACaso Amri, Welt am Sonntag: «L'Italia cercò di infiltrarlo»

22.01.17 - 20:41
Il capo della polizia, Franco Gabrielli, non ci sta e replica secco: «Ricostruzione falsa e totalmente inventata»
Caso Amri, Welt am Sonntag: «L'Italia cercò di infiltrarlo»
Il capo della polizia, Franco Gabrielli, non ci sta e replica secco: «Ricostruzione falsa e totalmente inventata»

BERLINO - Scontro al calor bianco oggi fra il domenicale tedesco Welt am Sonntag che, in un'inchiesta riportata dal quotidiano La Repubblica, sottolinea che l'Italia avrebbe potuto espellere Anis Amri, il terrorista responsabile della strage ai mercatini di Natale a Berlino il 19 dicembre scorso, già nel 2011, e che non lo fece perché tentò di infiltrarlo negli ambienti del terrorismo. Il capo della polizia, Franco Gabrielli, non ci sta e replica secco: «Ricostruzione falsa e totalmente inventata. Ne renderanno conto».

Ma non è finita qui perché a margine è polemica, sia pur ben minore, anche per la futura sepoltura, che si farà quando lo deciderà l'autorità giudiziaria terminate le indagini sul caso, del corpo dell'uomo. Viviana Beccalossi, assessore regionale alla Città Metropolitana e Territorio, chiede che sia il suo Paese, la Tunisia, a provvedere a proposito di eventuali spese relative a funerale e inumazione.

Ma è il 'caso internazionale' a fare rumore. Le fonti del quotidiano sottolineano che Roma avrebbe potuto espellere Amri appena arrivato in Sicilia come richiedente asilo, ma non lo fece «in quanto l'intelligence italiana cercò di assoldarlo come infiltrato in ambienti islamisti». Il giornale sostiene inoltre che l'Italia avrebbe dovuto espellere il terrorista che si proclamava minorenne dopo che Tunisi lo aveva riconosciuto come proprio cittadino fornendo la data di nascita.

Dalla propria ricostruzione - dice Gabrielli - «l'organo di stampa fa derivare, in spregio alla più elementare deontologia professionale, accuse infamanti per le quali gli autori dell'articolo saranno chiamati a rendere conto innanzi alle corti di giustizia competenti, nonché, moralmente, alle stesse vittime dell'attentato». «Non di meno - conclude Gabrielli - non si può non stigmatizzare l'acritico rilancio della notizia effettuato da parte di un autorevole quotidiano nazionale che, in presenza di una gravissima accusa agli apparati di sicurezza nazionale, ha preferito non effettuare una puntuale verifica al fine di conseguire l'effimero risultato di uno scoop che, seppur falso, ha arrecato un gratuito discredito all'intero Paese».

Nel frattempo il corpo di Anis Amri da un mese è in obitorio, a Milano: è ancora formalmente a disposizione dell'Autorità giudiziaria, e non può quindi ricevere alcun nulla osta a essere rimpatriato o affidato ad eventuali parenti che lo reclamassero per le esequie. Sulla questione il sindaco di Sesto San Giovanni, Monica Chittò (Pd), interpellata dall'ANSA, ha chiarito: «Come è evidente, questo è un caso straordinario e quindi non rientra nelle ordinarie competenze del Comune. Per questo motivo domani contatterò la Prefettura». «Ad ora - ha aggiunto - nessuno mi ha contattato, né chiesto niente come Comune».

 
 

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