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SERBIAMigranti al gelo, ma per scelta

16.01.17 - 08:13
Nei centri di accoglienza del paese balcanico ci sono posti a sufficienza per ospitare tutti i migranti, ma molti di loro rifiutano l'alloggiamento
Migranti al gelo, ma per scelta
Nei centri di accoglienza del paese balcanico ci sono posti a sufficienza per ospitare tutti i migranti, ma molti di loro rifiutano l'alloggiamento

BELGRADO - Nei centri di accoglienza in Serbia vi è posto sufficiente per ospitare tutti i migranti che si trovano nel Paese, ma una parte di essi continua a rifiutare l'alloggiamento, con la garanzia di un ambiente caldo, cibo, servizi igienici e assistenza medica. Lo ha detto ieri Aleksandar Vulin, ministro serbo del lavoro e affari sociali, responsabile dell'emergenza migranti dallo scoppio della crisi lungo la rotta balcanica nell'autunno 2015.

In dichiarazioni alla tv pubblica Rts, Vulin ha ribadito la posizione del governo di Belgrado contrario all'impiego della forza per trasferire nei centri di accoglienza i circa 2 mila migranti e profughi che - nonostante il freddo intenso - continuano a bivaccare negli spiazzi e magazzini abbandonati intorno alla stazione degli autobus della capitale, nella speranza di passare il confine verso l'Ue. Rischiando seriamente di ammalarsi e subire le conseguenze delle basse temperature sopratutto di quelle notturne.

Si cerca, ha osservato Vulin, di parlare con calma con loro e convincerli ad accettare il trasferimento al caldo. «Nei centri di accoglienza c'è posto per tutti coloro che arrivano in Serbia», ha affermato il ministro, respingendo in tal modo indirettamente le critiche di coloro che lasciano intendere uno scarso interesse delle autorità serbe nel fornire aiuto adeguato e dignitoso ai migranti in Serbia.

Nei giorni scorsi responsabili a Belgrado hanno respinto con sdegno l'accostamento proposto da alcuni media internazionali fra le code per il cibo fatte in questi giorni dai migranti all'aperto nel gelo di Belgrado e le immagini della Stalingrado del 1943, quando nell'inferno della Seconda guerra mondiale i prigionieri tedeschi attendevano nel freddo glaciale russo la consegna delle razioni di cibo.

I migranti non vogliono andare nei centri per paura di essere registrati e rimandati poi indietro nei Paesi di provenienza. Preferiscono restare all'aperto ma liberi di muoversi e continuare a sperare nel prosieguo in qualche modo (quasi sempre affidandosi ai trafficanti in cambio di denaro) del loro viaggio verso i Paesi del nord Europa. A più riprese il commissariato serbo per l'assistenza ai profughi ha lanciato appelli ai migranti che vivono all'addiaccio nei ripari di fortuna intorno alla stazione di Belgrado affinché accettino di trasferirsi nei centri riscaldati, dove è ospitata parte dei circa 7 mila migranti e profughi presenti sul territorio serbo. Finora, ha detto il portavoce del commissariato Ivan Miskovic, ad accettare sono stati non più di 400.

A occuparsi dei circa 2 mila migranti che ancora resistono al gelo e alle condizioni infernali alla stazione di Belgrado sono ong e organizzazioni umanitarie, in primo luogo la sezione dell'Unhcr e Medici senza frontiere, che mettono a disposizione coperte, vestiario e scarpe invernali, cibo e medicine. Anche tanti privati cittadini belgradesi partecipano ad azioni di solidarietà donando generi di conforto e di prima necessità.

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