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TURCHIAL’attentatore non è quello delle foto circolate ieri

02.01.17 - 13:37
Le autorità avevano diffuso nella giornata di ieri alcune foto, ma oggi è arrivata la smentita della polizia
L’attentatore non è quello delle foto circolate ieri
Le autorità avevano diffuso nella giornata di ieri alcune foto, ma oggi è arrivata la smentita della polizia

ISTANBUL - Pian piano si delineano i contorni dell’attentato che l’altra notte ha causato la morte di 39 persone in una discoteca di Istanbul, ma sono ancora molti i punti da chiarire.

Rivendicazione - Questa mattina è arrivata la rivendicazione dell’attentato da parte dell’Isis. In un comunicato il califfato ha definito la Turchia una «serva della croce». E nel comunicato si parla di un solo attentatore.

Attentatore - In tutto il paese è caccia all’uomo. Secondo alcune fonti si tratterebbe di un uomo originario del Kirghizistan o dell’Uzbekistan.

Ma nel frattempo la polizia ha fatto sapere che le foto che ritraevano il presunto attentatore, circolate ieri sui social e sui media turchi, non si riferiscono all’artefice della strage. La nuova foto, molto sgranata, non permette un facile riconoscimento. Stando a quanto riferito dai media turchi, l’uomo avrebbe avuto legami con la cellula che colpì lo scorso giugno l’aeroporto Ataturk causando 48 morti.

Fermati otto sospetti - Otto sospetti sono stati fermati oggi dalle autorità antiterrorismo turche per un presunto coinvolgimento nell’attacco di Capodanno.

Arresti - Nell’ultima settimana in Turchia sono stati arrestati 25 militanti dell’Isis. Lo ha dichiarato il ministero dell’Interno di Ankara, precisando che i fermi sono stati 147. Al momento non è noto se gli arresti coinvolgano persone legate all’attentato della notte di Capodanno.

Social media - «Le azioni che elogiano il terrorismo sono reati e avranno conseguenze penali» in Turchia. Lo scrive il premier Binali Yildirim sull'account Twitter della presidenza del Consiglio, dopo l'attacco al nightclub 'Reina' di Istanbul, sottolineando come il terrorismo punti anche con la propaganda sui social media a «diffondere paura e preoccupazione tra la popolazione».

Decine di persone erano state fermate nelle scorse settimane con l'accusa di propaganda terroristica sui social dopo gli attacchi di dicembre a Istanbul e Kayseri, rivendicati dal gruppo estremista Tak (Falconi per la liberazione del Kurdistan).

 

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