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ITALIAStudentessa morta di meningite a Milano

01.12.16 - 14:36
120 persone sono state sottoposte a profilassi precauzionale
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Studentessa morta di meningite a Milano
120 persone sono state sottoposte a profilassi precauzionale

MILANO - Sono state sottoposte a profilassi precauzionale 120 persone per la morte di una studentessa di chimica dell'università statale di Milano avvenuta ieri all'ospedale Niguarda a causa della meningite.

A confermarlo è l'l'Agenzia di tutela della salute (Ats) Metropolitana, che sottolinea come non ci sia alcun allarme per la popolazione.

Lo scorso luglio era deceduta un'altra ragazza, sempre per meningite, che frequentava lo stesso laboratorio universitario. Secondo gli esperti dell'Ats, però, tra i due casi non ci sarebbe alcun nesso: gli specialisti stanno comunque analizzando i campioni di meningite delle due ragazze.

«Non c'è alcun allarme meningite a Milano», spiega all'agenzia di stampa italiana Ansa Giorgio Ciconali, responsabile dell'igiene pubblica della Ats metropolitana. La meningite, analizza Ciconali, «è purtroppo una malattia che ogni tanto si ripresenta, per fortuna con numeri relativamente bassi. È ovvia la preoccupazione nelle persone quando il decesso avviene in una ragazza di 24 anni, e pochi mesi dopo che un'altra ragazza, che lavorava nello stesso laboratorio dell'università statale di Milano, era deceduta per la stessa causa. Ma si tratta di un fatto abbastanza eccezionale, che ha stupito anche noi: al momento, comunque, non ci sono elementi per legare i due casi».

In queste ore, gli esperti dell'Ats sono alla facoltà di chimica della statale, dove la ragazza lavorava, «per parlare con gli studenti e fare loro la profilassi. Sono state raggiunte in tutto 150 persone: alcune erano già andate spontaneamente in farmacia per richiederla, o al pronto soccorso dell'ospedale Niguarda; per 80 persone l'abbiamo somministrata direttamente noi».

Per circa 30 persone, inoltre, non è stato necessario fare alcuna profilassi, «perché parlando con loro - conclude Ciconali - abbiamo stabilito che non avevano avuto una frequentazione stretta o contatti prolungati con la ragazza, e quindi per loro non era necessaria alcuna cura».

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