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FRANCIANizza: i genitori del killer temevano le sue aggressioni

25.07.16 - 19:01
Mohamed Lahouaiej Bouhlel, l'attentatore di Nizza, è stato un adolescente tanto violento da essere cacciato di casa
Nizza: i genitori del killer temevano le sue aggressioni
Mohamed Lahouaiej Bouhlel, l'attentatore di Nizza, è stato un adolescente tanto violento da essere cacciato di casa

PARIGI - Un adolescente tanto violento da essere cacciato di casa dai genitori che temevano le sue aggressioni, cresciuto fino a diventare un adulto con «un principio di psicosi», incapace di vivere in sintonia con la propria immagine e il proprio ego. Nuovi dettagli sempre più inquietanti si aggiungono al profilo psicologico di Mohamed Lahouaiej Bouhlel, l'attentatore di Nizza.

Mentre gli inquirenti ancora non trovano prove dell'affiliazione sua o dei suoi complici all'Isis, ciò che emerge con sempre più chiarezza è la descrizione di un uomo dalla mente disturbata, che abusava di alcool e droghe e spesso perdeva il controllo.

Il primo ad accorgersi del suo disturbo fu uno psichiatra di Sousse, città della Tunisia vicina a quella in cui viveva la famiglia, che lo visitò oltre dieci anni fa. Gli prescrisse farmaci che Bouhlel non prese mai, e lo convocò a nuove visite a cui non si presentò.

«Mi sembrava strano, aveva una percezione alterata della realtà», racconta al New York Times il dottor Chemcheddine, ricordando come il giovane Bouhlel fosse «insoddisfatto dell'immagine del suo corpo» e si arrabbiasse molto con i genitori «per un nonnulla», spesso diventando violento.

Con il suo trasferimento in Francia, dicono altri testimoni, la situazione non è migliorata. Bouhlel non riusciva ad accontentarsi della vita matrimoniale, maltrattava la moglie e non si interessava ai figli, e si era creato un'esistenza parallela, da tombeur de femmes e appassionato di salsa, con tanto di profilo Facebook fittizio. «L'aveva sposata solo per i documenti, ha rivelato la sua vera faccia poi», dichiara una vicina di casa, che conosceva bene la moglie, musulmana osservante, e i tre bambini.

Forse per questo, racconta ancora il quotidiano statunitense, il suo tragico gesto non ha stupito più di tanto alcuni abitanti di Msaken, la sua città natale in Tunisia, che non esitano a dire di vergognarsi di lui e di non volerlo sepolto nel cimitero locale. Molti ricordano di essere stati insultati o malmenati da Bouhlel, di aver cambiato strada per non incrociarlo, di aver imparato a temere i suoi scatti d'ira improvvisi e immotivati. «Mi picchiava da ragazzino, diceva di farlo per gioco, ma finiva per farmi male - racconta un suo cugino più giovane - Ogni volta che mi vedeva, per gioco».

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