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MALESIAIl mistero senza fine dell'MH370

22.07.16 - 22:32
Il governo malese ha annunciato l'interruzione delle ricerche del volo Malaysia Airlines scomparso l'8 marzo del 2014
Il mistero senza fine dell'MH370
Il governo malese ha annunciato l'interruzione delle ricerche del volo Malaysia Airlines scomparso l'8 marzo del 2014

KUALA LUMPUR - Nessuno vuole pronunciare la parola "fine". Ma la "sospensione" delle ricerche dei resti del volo Malaysia Airlines MH370 nei prossimi mesi, annunciata oggi dal governo malese, sembra una definitiva ammissione di impotenza di fronte alla mancanza di risultati nelle indagini sul più grande mistero nella storia dell'aviazione civile.

"La probabilità di trovare il velivolo sta scemando", ha dichiarato Liow Tiong Lai, ministro dei trasporti di Kuala Lumpur, leggendo un comunicato preparato con le sue controparti australiane e cinesi. Una volta che le ricerche nell'area designata di 120 mila chilometri quadrati nell'Oceano Indiano (il 40 per cento della superficie dell'Italia) saranno completate, le ricerche verranno sospese se non emergeranno "nuove informazioni credibili". E ormai mancano meno di 10 mila kmq da perlustrare, in precarie condizioni atmosferiche che rallentano ulteriormente le operazioni. Costate finora 125 milioni di euro, le ricerche del volo Kuala Lumpur-Pechino sparito l'8 marzo 2014 con 239 persone a bordo non hanno portato a nessuno sviluppo, in una zona di mare tra le più inesplorate al mondo e dai fondali profondi. L'area era stata individuata in base a complessi calcoli sui periodici segnali emessi dall'aereo e intercettati dai satelliti, ma è chiaro che nel frattempo le correnti hanno sparpagliato i resti del Boeing 777: gli unici reperti del velivolo sono stati ritrovati - a partire da quello di un anno fa presso quella di Reunion - in alcune isole al largo dell'Africa orientale, a migliaia di chilometri dal punto del presunto impatto con l'acqua. Senza ovviamente rivelare alcuna nuova informazione per localizzarlo più di preciso. "La decisione non è stata presa alla leggera", ha detto oggi il ministro dei trasporti australiano, Darren Chester. "Ma non è possibile continuare a cercare. Ogni sforzo è stato fatto", ha aggiunto. Tuttavia, con ogni probabilità la scelta dei Paesi che partecipano alle ricerche congiunte rinfocolerà le polemiche delle famiglie delle vittime, due terzi delle quali erano cinesi. All'esterno della conferenza stampa di oggi, rappresentanti dei familiari coinvolti hanno messo in scena una protesta pacifica esortando le autorità a continuare le ricerche.

Per quanto le cause precise del disastro non siano mai state chiarite, il governo di Kuala Lumpur ha stabilito che il dirottamento dell'aereo verso sud-ovest a circa un'ora dal decollo sia stato intenzionale. Le teorie avanzate vanno dal terrorismo all'incidente inedito, dalle azioni di un hacker fino al suicidio dei piloti, e lo spegnimento manuale di due sistemi separati di comunicazioni a 14 minuti di distanza ha sempre fatto pensare a un atto deliberato. Il mistero è stato reso ancora più fitto dal fatto che, invece di precipitare dopo la virata improvvisa, il Boeing continuò a volare per altre sette ore - si presume fino all'esaurimento del carburante - verso il nulla dell'Oceano Indiano. A meno di miracoli, nonostante la più costosa operazione di ricerca di sempre, lì sembra destinato a restare.

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