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SIRIAUltimatum della coalizione: via da Manbij in 48 ore

21.07.16 - 19:18
Ultimatum della coalizione: via da Manbij in 48 ore

DAMASCO - Hanno «le ore contate» i miliziani jihadisti e i circa 150mila civili, tra cui 35mila bambini secondo l'Unicef, rimasti a Manbij, cittadina nel nord della Siria assediata da settimane da forze arabo-curde sostenute dalla Coalizione anti-Isis guidata dagli Usa.

Secondo fonti locali, oggi è stato dato un ultimatum di 48 ore ai jihadisti perché lascino Manbij, situata in un luogo chiave tra il confine turco, Aleppo e Raqqa, la 'capitale' dell'Isis in Siria. Questo mentre nei pressi di Washington si è chiuso il secondo vertice degli oltre 30 Paesi che partecipano alla Coalizione anti-Isis.

Ma non si placa la polemica tra la Coalizione e l'asse russo-siri-iraniano per il «massacro di civili» compiuto nei giorni scorsi da «jet occidentali» proprio a nord di Manbij, su un villaggio dove si erano rifugiati civili in fuga dalla città assediata. Non si saprà mai con certezza quanti civili sono morti negli attacchi che hanno preso di mira Tukhar, lungo la strada che collega Manbij al confine turco.

Sui social network da due giorni circolano foto impressionanti, di intere famiglie bruciate vive dalle esplosioni con i corpi fossilizzati, abbracciati gli uni agli altri. Ma si tratta di immagini la cui autenticità non può essere verificata in maniera indipendente.

Così come è impossibile fornire bilanci esatti degli attacchi: nella zona non ci sono giornalisti indipendenti e le notizie arrivano filtrate dalla propaganda di chi è coinvolto direttamente nella guerra siriana.

La Coalizione finora non ha smentito né confermato le accuse, che provengono prima di tutto dal cosiddetto Stato islamico. Secondo l'agenzia Amaq dell'Isis nei raid sono morte "160 persone". Il ministero degli esteri siriano, tramite l'agenzia ufficiale Sana, aveva ieri parlato di "120 uccisi", mentre il sito di PressTv, la tv iraniana in inglese, riferiva di "140 morti".

Secondo l'Unicef negli attacchi a Tukhar sono morti «più di 20 bambini». L'agenzia Onu per l'infanzia è una delle pochissime organizzazioni internazionali che opera, tramite operatori locali, nelle zone siriane dello Stato islamico.

Il rappresentante Unicef in Siria, Hanas Singer, ha affermato oggi che "secondo i partner sul campo dell'Onu, le famiglie del villaggio di Tukhar si preparavano a fuggire quando sono iniziati gli attacchi aerei".

Secondo l'Unicef ci sono «35.000 bambini» intrappolati a Manbij e dintorni. «Nelle ultime sei settimane, mentre le violenze si stanno intensificando - ha aggiunto Singer - oltre 2.300 persone sono state uccise nella zona, tra cui decine di bambini. E proprio per aiutare i bimbi siriani, gli attivisti hanno lanciato un appello alla comunità internazionale sui social network, mostrando le foto di ragazzini e bambini con in mano i disegni dei Pokemon».

Come accade nell'ormai virale Pokemon Go chiedono di essere trovati e salvati: «Sono di Kfarzita, venite a salvarmi!» si legge nei cartelli, oppure «Io sono di Kfarnabbude, salvatemi». Si tratta di località della regione nord-occidentale di Idlib da mesi martellata giornalmente da bombardamenti aerei russi e governativi.

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