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ITALIABossetti condannato all'ergastolo

01.07.16 - 21:10
Il muratore bergamasco è stato ritenuto colpevole dell'omicidio della tredicenne Yara Gambirasio avvenuto il 26 novembre 2010
Bossetti condannato all'ergastolo
Il muratore bergamasco è stato ritenuto colpevole dell'omicidio della tredicenne Yara Gambirasio avvenuto il 26 novembre 2010

BERGAMO - Massimo Bossetti è stato condannato all'ergastolo dai giudici della Corte d'Assise di Bergamo per l'omicidio della tredicenne Yara Gambirasio avvenuto il 26 novembre del 2010.

Bossetti è stato anche assolto dall'accusa di calunnia "perché il fatto non sussiste" ai danni di un collega verso il quale, secondo l'accusa, avrebbe cercato di indirizzare le indagini. I giudici non hanno applicato l'isolamento diurno per sei mesi, unitamente all'ergastolo, come chiesto, invece, dal pm Letizia Ruggeri.

La vicenda e le sue tappe 

26 novembre 2010: Yara Gambirasio, 13 anni, scompare a Brembate di Sopra, nel Bergamasco. Ha lasciato la palestra in cui pratica la ginnastica ritmica ad appena 700 metri da casa e di lei si perdono le tracce. Alle 18.47 il suo telefonino è agganciato dalla cella di Mapello, distante circa tre chilometri da Brembate, poi la traccia scompare.

5 dicembre 2010: il marocchino Mohamed Fikri, che lavora in un cantiere edile di Mapello è fermato a bordo di una nave diretta a Tangeri. Contro di lui un'intercettazione ambientale in cui sembra affermi 'Allah perdonami non l'ho uccisa'. Ma la traduzione era sbagliata. La sua posizione sarà archiviata perché risulterà del tutto estraneo alla vicenda.

26 febbraio 2011: Il corpo di Yara, a tre mesi esatti dalla scomparsa, è ritrovato in un campo a Chignolo d'Isola, una decina di chilometri da Brembate (Bergamo). È stata uccisa sul posto, con alcune coltellate ma è morta anche per il freddo.

15 giugno 2011: gli investigatori isolano una traccia di dna maschile sui leggins e slip della ragazza. Sarebbe il Dna dell'assassino.

18 settembre 2012: Nasce ufficialmente la 'pista di Gorno': È estratto da una marca da bollo su una vecchia patente il Dna di Giuseppe Guerinoni, di Gorno sposato e padre di due figli, morto nel 1999, simile a quello trovato sul corpo di Yara. Comparato con il suo nucleo famigliare, non porta ad alcun risultato; da qui l'ipotesi che esista un suo figlio illegittimo.

16 giugno 2014: È arrestato Massimo Giuseppe Bossetti, all'epoca 43 anni, muratore di Mapello, sposato e padre di tre figli. Due giorni prima gli era stato prelevato il Dna con il trucco di un falso controllo dell'etilometro. Il suo Dna era risultato coincidere con quello di Ignoto 1. A lui gli investigatori erano giunti attraverso la madre, Ester Arzuffi, che, secondo l'accusa, aveva avuto una relazione con Guerinoni.

27 aprile 2015: Bossetti è rinviato a giudizio davanti ai giudici della Corte d'assise di Bergamo. È accusato di omicidio ma anche di calunnia ai danni di un suo collega di lavoro verso il quale avrebbe cercato di indirizzare le indagini.

3 luglio 2015: Comincia il processo: la difesa dell'imputato chiede 700 testimoni che saranno poi sfoltiti dalla Corte 11 marzo 2016 : Bossetti si sottopone all'esame del pm, si proclama innocente e dice di aver pensato che Yara Gambirasio "era stata uccisa per mettermi nei guai". 22 aprile : La Corte non concede ulteriori accertamenti sul Dna e altre prove chieste dalla difesa. Per i giudici non sono superflui al fine della decisione.

13 maggio 2016: Il pm Letizia Ruggeri chiede per Bossetti l'ergastolo e sei mesi di isolamento diurno.

20 maggio 2016: Parlano le parti civili che chiedono a Bossetti un risarcimento pari a tre milioni e 249 mila 230 euro. 17 giugno : intervengono i difensori di Bossetti per chiederne l'assoluzione: "Questo imputato in diritto sarebbe già assolto" ma entrano in gioco "altre questioni: una bambina che non c'è più, anni di indagini e qualcuno vorrebbe utilizzare questo processo per propaganda forcaiola.

1 luglio 2016: Bossetti, che nelle ultime dichiarazioni spontanee chiede che venga rinnovato l'esame del Dna, viene condannato all'ergastolo. Impassibile assiste alla lettura della sentenza, pronunciata dopo dieci ore di camera di consiglio.

 

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