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AUSTRIASpettro ultradestra, l'UE trema per il voto in Austria

21.05.16 - 20:51
Da quanti austriaci entreranno domani in cabina elettorale dipenderà l'esito del voto che tiene col fiato sospeso le cancellerie di mezza Europa
Spettro ultradestra, l'UE trema per il voto in Austria
Da quanti austriaci entreranno domani in cabina elettorale dipenderà l'esito del voto che tiene col fiato sospeso le cancellerie di mezza Europa

VIENNA - L'ultimo atto della campagna presidenziale austriaca tra il populista xenofobo Norbert Hofer e il verde Alexander Van der Bellen non è toccato ai due candidati in corsa, ma al presidente uscente. In un video lanciato su Internet, Heinz Fischer, capo della Repubblica con le valige in mano, si è presentato seduto su un sofà rosso dell'Hofburg, attorniato da quattro bambini turbolenti che spiegavano agli adulti l'importanza di andare a votare. "Non è indifferente chi sarà il prossimo presidente", si è poi intromesso Fischer.

Da quanti austriaci entreranno domani in cabina elettorale dipenderà l'esito del voto che tiene col fiato sospeso le cancellerie di mezza Europa. Hofer parte con 14 punti di vantaggio, ottenuti al primo turno, e i favori dei sondaggi. Si tratterà di capire se Van der Bellen sarà riuscito a mobilitare l'altra Austria, stanca e disincantata dai partiti tradizionali nei quali si era finora specchiata.

L'Ue trema per l'ipotesi di un successo della destra Fpoe, che ha già provocato un terremoto interno dopo il primo turno con le dimissioni del cancelliere socialdemocratico Hans Werner Faymann (gli è succeduto Christian Kern). Jean-Claude Juncker lo ha detto chiaro in un'intervista a Le Monde: "Non mi piacciono. Con i populisti di destra non è possibile né un dibattito né un dialogo". E la Süddeutsche Zeitung è arrivata a paragonare in un editoriale l'importanza del voto di domani a Vienna a quello referendario britannico sulla Brexit: il titolo - "Quando si fa scuro" - gronda pessimismo.

Hofer, 45enne camaleontico che ama presentarsi come vicino alla gente, ha ribadito nel comizio di chiusura della campagna elettorale i punti del suo programma. "Un'Europa delle patrie", come la immaginava 50 anni fa Charles de Gaulle, "che deleghi a Bruxelles solo quello che gli Stati non possono fare da soli".

"Un'Austria dai confini sicuri", con "una democrazia fondata sui referendum, come in Svizzera". E nessuno sconto sul Ttip, "che non ho intenzione di firmare". La cosa meno rassicurante l'aveva detta qualche giorno prima: "Ci si meraviglierà di quel che può fare un presidente austriaco". Molti osservatori l'hanno interpretato come il lancio di un guanto di sfida al governo. Se ci sarà, la coabitazione interna si annuncia difficile e molte questioni sensibili, non ultima quella dei controlli al Brennero, potrebbero tornare a riaccendersi.

La disaffezione verso i due partiti storici che per decenni hanno costituito l'asse della politica austriaca - socialdemocratico e popolare - ha lasciato che fosse un outsider ecologista a rappresentare la diga contro la destra populista. Van der Bellen si è caricato sulle spalle dei suoi 72 anni il peso di tornare a galvanizzare quella fetta di Austria che solo pochi mesi fa si era catapultata nelle stazioni e ai punti di confine per accogliere con applausi, cibo e vestiti le migliaia di profughi che entravano nel Paese. Sembra sia accaduto un secolo fa.

Nel mese di ballottaggio ha radunato attorno a sé la solidarietà del mondo artistico e dello spettacolo, compreso un vip del cinema come il premio Oscar Christoph Waltz. Un coro ha organizzato per lui un flash-mob nella metropolitana di Vienna. Ma chissà se sarà sufficiente.

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