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GERMANIA / BELGIOBlitz e fermi a Berlino, cala l'allerta a Bruxelles

26.11.15 - 20:55
Il resoconto dopo sei giorni di allarme rosso. La minaccia diventa "seria ma non più imminente"
Blitz e fermi a Berlino, cala l'allerta a Bruxelles
Il resoconto dopo sei giorni di allarme rosso. La minaccia diventa "seria ma non più imminente"

BERLINO / BRUXELLES - Dopo sei giorni di allarme rosso continuo e mentre in due blitz a Berlino vengono fermate due persone, per il coordinamento dei servizi antiterrorismo belgi (Ocam) l'allerta a Bruxelles può scendere a livello 3, come nel resto del Belgio. Significa che la minaccia è considerata "seria ma non più imminente", spiega il premier, Charles Michel.

La nuova valutazione arriva mentre la capitale si prepara ad accogliere, domenica prossima, i leader dei 28 Paesi Ue e della Turchia per un summit bilaterale, e mentre cerca di ritrovare una vita normale, tra il continuo sfrecciare di macchine della polizia a sirene spiegate e paure per allarmi.

Come quello provocato dall'invio di alcune buste alla Grande Moschea, che hanno fatto scattare le procedure anti-antrace prima ancora che si rivelassero piene di semplice farina.

Le scuole sono discretamente presidiate, i mezzi dell'esercito ancora nelle strade e le bocche ancora cucite nella Procura federale, che dà informazioni col contagocce sull'andamento dell'inchiesta. Salah Abdeslam e il suo complice (nonché vicino di casa a Molenbeek), Mohamed Abrini, risultano ancora introvabili, e potrebbero essere all'estero, come ipotizzato ieri il vicepremier Didier Reynders.

Intanto monta la polemica politica sui frammentari meccanismi dell'antiterrorismo belga. La borgomastro di Molenbeek, la liberale Françoise Schepmans, che tre anni fa ha preso il posto del socialista Philippe Moureaux, rimasto in sella per vent'anni, ha rivelato che i nomi di Salah e Mohamed, ma anche quelli dei fratelli Abaaoud erano in una lista di 85 abitanti del quartiere segnalati dall'antiterrorismo. Senza che però i nomi degli 85 potessero essere girati ai servizi di prevenzione anti-radicalizzazione.

Intanto, mentre Hollande cerca di rafforzare la coalizione anti-Isis, a Berlino le forze speciali della polizia tedesca compiono due blitz in altrettante moschee a Charlottenburg e Neukoelln. Due i fermati, ma nella perquisizioni "non è stato trovato nulla" di particolarmente sospetto.

Anche in Belgio sono scattati due nuovi raid. Nella località vallona di Auvelais, tra Charleroi e Namur, è stata perquisita con grande dispiegamento di forze una casa affittata il 5 ottobre scorso da due giovani di origini maghrebine, che non la occupavano su base regolare.

E vicino al confine con Olanda e Germania polizia ed esercito sono tornati in azione a Verviers, la città dove il 15 gennaio, dopo l'attacco a Charlie Hebdo, venne individuata, con l'uccisione di tre jihadisti, la cellula di cui era capo Abdelhamid Abaaoud, la mente della strage di Parigi morto nel covo di Saint-Denis.

Stavolta, pare, la polizia cercava un uomo che nel frattempo sarebbe andato in Marocco. E da Rabat l'antiterrorismo ha comunicato di aver smantellato una cellula, con gli arresti di due uomini e una donna tra Fez, Casablanca e Ouled Tayma, paese d'ordine della famiglia Abaaoud.

Sarebbe invece partito per combattere in Siria un giovane imam che faceva proselitismo in tre moschee di Anversa. Di Youssef E.G, si erano perse le tracce da un mese. Il gabinetto di Bart De Wever, borgomastro della capitale mondiale dei diamanti nonché leader del primo partito del Paese (gli autonomisti fiamminghi dello N-Va), era "a conoscenza" della questione. Ma ha tenuto la bocca chiusa.
 
 

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