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VATICANOAl via il secondo processo "Vatileaks"

24.11.15 - 11:06
I cinque imputati devono spiegare i motivi per cui si sono procurati e hanno divulgato informazioni top secret riguardanti gli "interessi fondamentali" dello Stato vaticano
Al via il secondo processo "Vatileaks"
I cinque imputati devono spiegare i motivi per cui si sono procurati e hanno divulgato informazioni top secret riguardanti gli "interessi fondamentali" dello Stato vaticano

CITTÀ DEL VATICANO - Si apre oggi nella piccola aula del Tribunale vaticano il processo 'Vatileaks 2' nato dalla sottrazione e divulgazione di carte segrete della Santa Sede. Cinque gli imputati, tra cui due giornalisti. Non mancano le polemiche cotnro il Vaticano.

Gli imputati sono: : l'ex segretario della Prefettura degli Affari economici, il sacerdote spagnolo Lucio Angel Vallejo Balda, l'ex componente laica Francesca Immacolata Chaouqui, il segretario di mons. Vallejo, Nicola Maio, e i due giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, autori dei bestseller "Via Crucis" e "Avarizia" sugli scandali finanziari d'Oltretevere.

Tutti e cinque devono rispondere di concorso nell'essersi procurati e aver divulgato notizie e documenti top secret riguardanti gli "interessi fondamentali" dello Stato vaticano.

Non processare i due giornalisti, rispettando "la libertà di stampa e i diritti dei cronisti di riferire questioni pubbliche". Lo chiede la Rappresentante dell'Osce per la libertà dei media, Dunja Mijatovic alle autorità della Santa Sede affermando che si devono ritirare le accuse penali nei confronti dei giornalisti.

"I bavagli e le censure non ci piacciono. Vanno combattuti a tutte le latitudini. E condannati anche quando a imporli sono Stati esteri". Lo afferma, in una nota, Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana.

"Turba e scandalizza molto quanto è venuto alla luce nei libri di Fittipaldi e Nuzzi, non tanto o soprattutto il comportamento dei due giornalisti". Lo afferma una nota del coordinamento "Noi siamo Chiesa", organismo che riunisce molte sigle del dissenso cattolico. "Niente - sottolinea la nota - è stato smentito di quanto è venuto alla luce sui beni della Chiesa e sulla loro pessima gestione". Dunque, "prendersela anzitutto coi giornalisti evitando di entrare nel merito dei fatti denunciati sembra - conclude il comunicato - un sistema troppo comodo e del tutto inaccettabile".

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