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TURCHIA47 civili morti dalla rottura della tregua con il Pkk

31.08.15 - 17:59
Mentre un editoriale del New York Times attacca il presidente Erdogan. "Guerra di distrazione con il Pkk"
47 civili morti dalla rottura della tregua con il Pkk
Mentre un editoriale del New York Times attacca il presidente Erdogan. "Guerra di distrazione con il Pkk"

ANKARA - Sono 47 i civili rimasti uccisi in Turchia nel conflitto riesploso tra Ankara e Pkk curdo dopo la rottura a luglio della tregua in vigore dal 2013. Lo sostiene L'Associazione per i diritti umani (Ihd), tra le principali organizzazioni non governative del Paese. Il bilancio diffuso riguarda il periodo compreso tra il 21 luglio - all'indomani della strage dell'Isis a Suruc, considerata la miccia della successiva escalation di violenza - e il 28 agosto. Oltre ai civili, la Ihd stima che negli scontri, avvenuti soprattutto nel sud-est della Turchia, siano morti 92 membri delle forze di sicurezza turche (un numero più alto di quello ufficiale, che fino a venerdì si attestava a circa 60) e 38 guerriglieri dell'Hpg, l'ala militare del Pkk. Nello stesso periodo 2'544 persone sono state arrestate (338 delle quali si trovano attualmente in prigione), per lo più con l'accusa di legami con il Pkk e gruppi di estrema sinistra, e 144 manifestazioni interrotte da scontri con la polizia in cui almeno 130 persone sono rimaste ferite.

Il New York Times critica Erdogan - "La guerra di distrazione della Turchia": così il New York Times titola oggi un editoriale molto critico nei confronti del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Secondo il quotidiano americano, Erdogan avrebbe lanciato la sua offensiva contro il Pkk curdo a fine luglio "nel disperato tentativo di restare al potere". Per il Nyt si tratta di "un evidente sforzo per ottenere sostegno per il governo e mantenere così le sue ambizioni di un persistente controllo autoritario e poteri fortemente ampliati" nel voto anticipato del primo novembre prossimo. "È chiaro che la sua priorità è combattere i separatisti curdi", sostiene l'editoriale, secondo cui "gli Stati Uniti dovrebbe utilizzare la loro influenza nella regione per porre fine ai combattimenti e togliere a Erdogan una scusa per continuare un'operazione militare che rende la lotta allo Stato islamico ancora più difficile". Già alla vigilia del voto del 7 giugno il Nyt aveva assunto una posizione critica nei confronti del presidente turco, che aveva risposto invitando il quotidiano a "stare al suo posto" e accusandolo di "intromissione negli affari della Turchia".

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