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FRANCIAS'inasprisce la crociata anti-Uber: dirigenti in cella

29.06.15 - 20:07
I due manager sono sotto interrogatorio da parte delle autorità francesi
S'inasprisce la crociata anti-Uber: dirigenti in cella
I due manager sono sotto interrogatorio da parte delle autorità francesi

PARIGI - Si inasprisce la guerra dei taxi in Francia. E la giustizia passa all'attacco di Uber France, i cui due più alti dirigenti sono stati oggi posti in stato di fermo e sono sotto interrogatorio nell'inchiesta sulla "App" della discordia, UberPop, dichiarata illegale.

Uber France, sotto attacco da settimane e ormai minacciata anche nell'incolumità dei suoi conducenti, ha confermato che il suo direttore generale, Thibaud Simphal, è sotto interrogatorio, così come il responsabile per l'Europa occidentale del marchio californiano, Pierre-Dimitri Gore Coty.

L'inchiesta è stata aperta nel novembre 2014 e vede nel mirino l'applicazione UberPop, che mette in relazione attraverso uno smartphone chi ha bisogno di un taxi con semplici privati che si organizzano per il trasporto. Tutto senza pagare tasse allo stato, particolare che fa infuriare i tassisti ufficiali che gridano alla concorrenza sleale. La settimana scorsa, centinaia di auto gialle ufficiali hanno dato vita a manifestazioni in diverse città, spesso condite da violenze.

Il governo, pur condannando tali violenze, ha ribadito la sua volontà di chiudere UberPop. Addirittura il presidente Francois Hollande ha preso la parola per dichiarare che UberPop deve "essere sciolta" e che le sue auto devono essere sequestrate, perché l'organizzazione "non rispetta alcuna regola" in materia sociale o fiscale, un fatto "inaccettabile" - ha aggiunto - "intollerabile".

UberPop parla di 400.000 utenti fedeli in Francia, dove i tassisti sono pochi, ma molto potenti e gelosi del loro monopolio. L'organizzazione ammette che i conducenti privati non pagano né oneri sociali né tasse. E non hanno nemmeno seguito le 250 ore obbligatorie di formazione per guidare i mezzi pubblici.

In base a una legge votata nel 2014, i conducenti non registrati ufficialmente rischiano fino a un anno di carcere e 15.000 euro di ammenda, con sospensione della patente e sequestro del veicolo. Uber combatte la sua battaglia depositando ricorsi contro la Francia presso la Commissione europea per ottenere l'annullamento di tali regole.

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