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ITALIANaufragio: forse la strage più grave del dopoguerra

19.04.15 - 11:23
Finora 28 superstiti e 24 cadaveri recuperati (ma se ne ipotizzano 700). 17 unità navali impegnate nelle ricerche
Naufragio: forse la strage più grave del dopoguerra
Finora 28 superstiti e 24 cadaveri recuperati (ma se ne ipotizzano 700). 17 unità navali impegnate nelle ricerche

PALERMO - Sono 24 i cadaveri recuperati finora dai mezzi di soccorso nell'area a circa 60 miglia a nord della Libia dove è avvenuto il naufragio del peschereccio, con un bilancio di circa 700 morti.

Non sono stati trovati altri superstiti, in aggiunta ai 28 tratti in salvo nell'immediatezza del naufragio da un mercantile che era stato inviato in soccorso dei migranti.

17 unità navali impegnate nelle ricerche - Un imponente dispositivo navale composto da 17 unità, coordinato dal Centro Nazionale Soccorso della Guardia Costiera, è impegnato a circa 60 miglia a nord della Libia, nelle ricerche.

Del dispositivo fanno parte unità della Guardia Costiera e, inoltre, della Marina Militare e della Guardia di Finanza impegnati nell'operazione Triton dell'agenzia Frontex. Vi sono, infine, mezzi navali di Malta e numerosi mercantili dirottati nell'area. Alle ricerche partecipano anche diversi mezzi aerei che stanno sorvolando l'area.

Il mercantile portoghese che ha recuperato i 28 superstiti del barcone naufragato a 60 miglia dalle coste libiche è il King Jacob, un portacontainer di 147 metri di lunghezza.

Forse la strage più grave del dopoguerra - Il naufragio, in cui si ipotizza abbiano perso la vita 700 migranti, sarebbe la strage più grave dal dopoguerra che si è verificata nel canale di Sicilia, peggiore anche della strage di Lampedusa del 3 giugno 2013, che fece 366 morti e 20 dispersi.

Prima di queste ultime, la tragedia più nefasta tra quelle accertate - perché molte nel Canale di Sicilia hanno avuto un bilancio di vittime rimasto imprecisato - era la cosiddetta strage della notte di Natale del 1996: in un tragico tentativo di sbarco al largo di Capo Passero, persero la vita 283 clandestini tra pakistani indiani e cingalesi Tamil. Erano stipati su un mercantile che trasportava circa 450 immigrati. Il cargo si fermò tra Malta e la Sicilia, in attesa dell'arrivo di un'imbarcazione più piccola sulla quale trasbordare i migranti che dovevano raggiungere le coste siracusane. Un sistema adoperato dal racket dei clandestini per ridurre al minimo i rischi e massimizzare i profitti. Ma le cattive condizioni del mare provocarono un incidente: durante l'operazione la nave "madre" speronò la carretta che in pochi istanti si inabissò con il suo carico umano. Per molto tempo la tragedia rimase avvolta nel mistero, anche perchè i cadaveri degli immigrati rimasero imprigionati dentro il barcone. Solo alcuni anni dopo le telecamere piazzate su un mini sommergibile, e l'inchiesta di un inviato del quotidiano 'La Repubblicà, consentirono di localizzare il relitto e far luce sulla strage. Strage per la quale sono stati condannati a 30 anni di reclusione l'armatore pachistano Ahmed Sheik Turab, che organizzò il viaggio e il libanese El Hallal Youssef, comandante della nave madre.

Bilancio pesantissimo anche per un altro naufragio avvenuto il 6 aprile di 2011: nella notte un barcone con 300 profughi a bordo provenienti dall'Africa sub-sahariana e partiti dalle coste libiche, si ribaltò nelle acque maltesi, a 39 miglia dalla costa di Lampedusa: se ne salvarono solo 51. I migranti,dopo aver visto il mare gonfiarsi, con un telefono satellitare erano riusciti a chiamare le autorità di Malta, che girarono la segnalazione ai colleghi italiani: ma quando i mezzi di soccorso tentarono di "agganciare" la carretta senza più governo, e che già imbarcava acqua, lanciando una cima, l'imbarcazione si rovesciò. E così si compì la tragedia

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