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ITALIAFede e la valigetta a Lugano: "Ricevo telefonate anonime"

23.02.15 - 17:50
"Mi rivolgo anche alla malavita, sperando che qualcuno mi ascolti"
Fede e la valigetta a Lugano: "Ricevo telefonate anonime"
"Mi rivolgo anche alla malavita, sperando che qualcuno mi ascolti"

MILANO - Nessuna dichiarazione questa mattina in Procura sui presunti pagamenti che Silvio Berlusconi continuerebbe a versare alle ragazze presenti alle "cene eleganti" di Arcore, ma solo per una questione puramente normativa. Presto, però, la verità sarà raccontata in un libro che si intitolerà "Io, Berlusconi, la mia verità. Vita d'azzardo di un grande giornalista". Così Emilio Fede, sentito dall'agenzia di stampa italiana Adnkronos, spiega che cosa c'è dietro la decisione di non rispondere ai magistrati del tribunale di Milano, che questa mattina lo hanno convocato come testimone nel processo Ruby Ter.

Non solo. Fede ha rivelato poi di ricevere da mesi telefonate anonime che ritiene legate alla vicenda della "soffiata" alla guardia di finanza di Como che segnalava il tentativo, da parte sua, di versare in una banca di Lugano una valigetta contenente due milioni e mezzo di euro in contanti: "Molte di queste chiamate le ho già denunciate; alcune sono obiettivamente cretine, altre invece hanno dei toni che fanno riflettere".

"Io - dice - non sono uno di quelli che si intimoriscono facilmente, ma spero che intercettando, intercettando, qualcuno riesca ad intercettare anche i responsabili di questa vicenda". Al momento non c'è idea di chi possa essere il responsabile. Per questo "mi appello a tutti coloro che sanno perché parlino. Mi rivolgo anche alla malavita, sperando che qualcuno mi ascolti e si faccia avanti. Ora - conclude Fede - c'è un'indagine, con tutti i tempi istruttori. Vedremo come andrà a finire".

L'ex direttore del Tg4 aggiunge altri particolari su ciò che è accaduto stamane, raccontando che, dato che "anche per verbalizzare l'intenzione di avvalersi della facoltà di non rispondere è necessario l'intervento di un avvocato", ha dovuto chiamare un legale di sua fiducia, "un amico che si trovava da quelle parti". E, nell'attesa che il legale arrivasse, "con i due magistrati e con il vicequestore di Milano Mario Ciacci abbiamo parlato della verità". Il riferimento non è ad alcuna vicenda in particolare, "ne abbiamo parlato come filosofia di vita, chiedendoci quante facce abbia la verità, perché tutti la ricerchiamo. Io stesso - aggiunge - sto completando un libro che uscirà a marzo, che contiene la mia verità". Il titolo è "Io, Berlusconi, la mia verità. Vita d'azzardo di un grande giornalista". "Non sarà un libro di gossip, né un testo ruffiano, ma un racconto storico, che si aprirà con un appello alla verità. Perché chi sa parli".

 

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