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UCRAINA/RUSSIA"Accordo Kiev-Mosca per ritiro armi pesanti"

22.01.15 - 07:37
I ministri degli esteri di Germania, Francia, Russia e Ucraina fanno "un appello a tutte le parti coinvolte a troncare le ostilità"
"Accordo Kiev-Mosca per ritiro armi pesanti"
I ministri degli esteri di Germania, Francia, Russia e Ucraina fanno "un appello a tutte le parti coinvolte a troncare le ostilità"

KIEV/MOSCA - Ucraina e Russia hanno raggiunto un accordo affinché sia le forze di Kiev sia i ribelli filorussi ritirino gli armamenti pesanti delle zone di conflitto nell'est ucraino. Lo ha annunciato il ministro degli esteri tedesco, Frank-Walter Steimeier, dopo un incontro in 'formato Normandia' con i colleghi di Mosca, Kiev e Parigi.

I ministri degli esteri di Germania, Francia, Russia e Ucraina fanno "un appello a tutte le parti coinvolte a troncare le ostilità" e a deporre le armi in linea con gli accordi di Minsk, si legge inoltre in una nota congiunta, divulgata dal ministero degli esteri tedesco, dopo il vertice a 4 conclusosi ieri sera a Berlino.

I 4 ministri riuniti a Berlino hanno poi espresso "seria preoccupazione per il fatto che il loro richiamo al pieno rispetto del regime di quiete non sia stato seguito e che al contrario gli scontri nell'area di Donbass hanno subito una seria escalation, causando la perdita di molte vite umane, inclusi civili". "Questo va fermato immediatamente - si legge in una nota del ministero tedesco - e la tregua va ripristinata. L'appello rivolto a tutte le parti è a rispettarla pienamente".

L'esercito  di Kiev lascia l'aeroporto di Donetsk - Kiev abbandona ai ribelli l'aeroporto di Donetsk, ormai distrutto ma dall'alto valore simbolico nel conflitto tra l'esercito governativo e i separatisti filorussi: lo sostiene il battaglione di volontari filogovernativi Azov sulla sua pagina Facebook, come riferisce l'agenzia ucraina Unian. "I militari che difendevano l'aeroporto di Donetsk sono stati costretti a lasciare quello che ancora un anno fa era un magnifico aeroporto moderno", riferisce Unian citando la pagina Facebook.

"L'epopea della difesa eroica dell'aeroporto - prosegue - è durata 242 giorni, cioè più della difesa di Stalingrado e di Mosca durante la guerra patriottica (la seconda guerra mondiale, ndr). Speriamo che passerà qualche tempo e che la bandiera nazionale ucraina sarà di nuovo issata sull'aeroporto". Kiev non ha ancora confermato ufficialmente la notizia dell'abbandono dello scalo, intorno al quale nelle ultime settimane si erano intensificati i combattimenti.

Nelle ultime 24 ore sei militari ucraini sono rimasti uccisi nei combattimenti per l'aeroporto di Donetsk, mentre altri 16 sono stati feriti e fatti prigionieri. Altri 20 sono riusciti ad abbandonare il terminal. Lo riferisce il ministero della difesa ucraino, citato da Interfax.

Bombe a Donetsk, 13 morti - Almeno tredici persone sono morte e decine sono rimaste ferite in seguito ad una serie di presunti colpi di mortaio che hanno centrato la fermata di un tram nel quartiere Leninski di Donetsk, roccaforte dei separatisti filorussi. Lo riferiscono i media russi e quelli dei ribelli.

Secondo i testimoni oculari citati dall'agenzia dei ribelli 'Dan-news Info', la fermata sarebbe stata colpita da cinque presunti colpi di mortaio mentre stava passando un tram e un filobus, che ha preso fuoco, insieme ad un'auto di passaggio. Secondo un rappresentante del ministero della difesa dell'autoproclamata repubblica di Donetesk, Eduard Basurin, ci sono nove morti e nove feriti. La tv Rossia 24 mostra un bus distrutto da un ordigno, cadaveri alla fermata e dentro lo stesso bus.

 

Russia-USA - Mosca "non vuole e non consentirà una nuova guerra fredda", non vuole l'auto isolamento e l'Occidente non riuscirà a isolarla. È così che il capo della diplomazia russa, Serghiei Lavrov, ha replicato al presidente americano Barack Obama, che nel discorso sullo stato dell'Unione ha definito la Russia "isolata" e "con l'economia a pezzi". Ma Lavrov è andato oltre e ha accusato il leader della Casa Bianca di aver dimostrato con le sue parole che "gli Usa vogliono dominare il mondo" e "non solo essere i primi tra gli uguali".

L'intervento di ieri del ministro degli Esteri russo nella sua conferenza stampa annuale rispecchia insomma la palpabile tensione negli infuocati rapporti tra Mosca e Occidente, ma - nonostante qualche frase al vetriolo - Lavrov lascia comunque aperta (almeno a parole) una piccola finestra di dialogo con Washington invitandola a tornare a una "cooperazione costruttiva" sulla base del "rispetto dei reciproci interessi".

È la crisi in Ucraina - dove il Cremlino è accusato di sostenere militarmente i separatisti del sud-est - ad aver fatto deteriorare pericolosamente le relazioni tra la Russia da un lato e gli Usa e l'Ue dall'altro.

Lavrov ha parlato a margine del vertice a Berlino dei ministri degli Esteri di Ucraina, Russia, Francia e Germania (cosiddetto formato di Normandia) al termine del quale si è raggiunto - almeno sulla carta - un accordo per il ritiro degli armamenti pesanti, sia da parte delle truppe di Kiev sia da parte dei ribelli filorussi, a 15 km dalla linea del fronte nell'est ucraino. Un'intesa annunciata dal ministro tedesco Frank-Walter Steinmeier come "un progresso anche se non una svolta" dopo che Mosca aveva "ricevuto il consenso" dei separatisti (accusati dalle autorità ucraine e da Washington di essersi appropriati di altri 500 chilometri quadrati di territorio violando l'accordo di Minsk di inizio settembre) per questa mossa distensiva.

Ma gli osservatori occidentali mantengono in ogni caso seri dubbi sulla reale volontà dei russi di mettere fine alla guerra. I combattimenti nel Donbass sono infatti continuati fino alle scorse ore più feroci che mai, con accuse reciproche di spargimento di sangue tra i civili.

Al di là dei piccoli passi in avanti annunciati a Berlino, Kiev e Mosca restano d'altronde ai ferri corti: intervenendo al forum di Davos, il presidente ucraino Petro Poroshenko ha puntato ancora una volta il dito contro la Russia denunciando l'arrivo di altri 2000 soldati del Cremlino e centinaia di mezzi militari nel sud-est a sostegno dei ribelli. Poroshenko ha quindi accusato Mosca di aver schierato nel Donbass oltre 9000 soldati ed è tornato a chiedere la chiusura della frontiera, il ritiro delle presunte unità militari russe e il sostegno dell'Occidente contro "l'aggressione".

L'Ucraina non negozierà con la Russia, "tutto è stato concordato e firmato a Minsk" ha poi insistito in una intervista alla CNN auspicando nuove sanzioni contro Mosca. Sanzioni il cui destino - hanno osservato da parte loro John Kerry e Federica Mogherini incontrandosi a Washington a nome di Usa e Ue - dipenderà dal rispetto delle intese di Minsk.

Mosca, da parte sua, nega la presenza di propri uomini in Ucraina e ripete che i russi che combattono con i ribelli sono dei volontari e non soldati inviati dal governo.

Ma la crisi ucraina sta colpendo duramente l'economia russa. Ue e Stati Uniti hanno infatti reagito alla politica aggressiva di Mosca (che a marzo si è annessa la Crimea) con una serie di sanzioni che, sommate al crollo del prezzo del petrolio, hanno fatto registrare all'economia di Mosca un record negativo dopo l'altro. Per cercare di frenare inflazione galoppante, caduta del rublo e recessione, Vladimir Putin ha incontrato ieri i membri del governo nella residenza presidenziale di Novo-Ogariovo: un piano anticrisi da 21 miliardi di dollari è per ora la mossa per tentare un'operazione di rilancio.

ats ans

 

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