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FRANCIAIl nuovo flop degli 007 francesi, uno dei killer era noto. Mistero sul terzo uomo

08.01.15 - 20:30
Cherif Kouachi era stato condannato proprio per la sua appartenenza alla 'filiera jihadista’. La condanna del capo dei musulmani in Bosnia: "Vogliono imporre la non libertà della religione"
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Il nuovo flop degli 007 francesi, uno dei killer era noto. Mistero sul terzo uomo
Cherif Kouachi era stato condannato proprio per la sua appartenenza alla 'filiera jihadista’. La condanna del capo dei musulmani in Bosnia: "Vogliono imporre la non libertà della religione"

PARIGI - Mentre Parigi piange Charlie Hebdo e in Piccardia continua la caccia all'uomo, la Francia torna a interrogarsi sull'efficacia dei sistemi di sorveglianza dei potenziali soggetti pericolosi sul suo territorio. Anche questa volta infatti, come per l'assassino di Tolosa Mohamed Merah e l'assalitore del Museo ebraico di Bruxelles Mehdi Nemmouche, uno dei killer era già noto alle forze dell'ordine come musulmano radicalizzato, ed era addirittura già stato in prigione per aver fatto parte di un gruppo jihadista.

Il più giovane dei due fratelli, Cherif Kouachi, era stato fermato nel 2005, mentre si apprestava a partire per Damasco da cui intendeva poi raggiungere l'Iraq, per unirsi alle milizie di fondamentalisti islamici nel Paese. Nello stesso anno, l'allora ventitreenne era addirittura apparso in un reportage televisivo, una puntata della trasmissione d'inchiesta 'Pièces a conviction' di France 3 sulla radicalizzazione dei giovani islamici. Presentato come un "allievo assiduo" dell'imam estremista Farid Benyettou, che dal 19/o arrondissement di Parigi convinceva dei volontari ad andare a combattere in Iraq. "Farid mi ha detto che i testi (sacri) danno prove dei benefici degli attacchi suicidi - raccontava Cherif agli autori del reportage - È scritto nei testi che è una cosa giusta morire da martiri". Tre anni dopo, nel 2008, Cherif Kouachi viene condannato, proprio per la sua appartenenza a questa 'filiera jihadista', a tre anni di carcere di cui 18 mesi con la condizionale. Ma una volta uscito di prigione riesce a sfuggire alla sorveglianza dei servizi segreti e tornare nell'anonimato, spostandosi da Parigi alla più periferica Reims.

E ora in molti si chiedono se non sarebbe stato possibile accorgersi della sua pericolosità. "Il parlamento vorrà necessariamente sapere, non ho ancora risposte per queste domande", ha detto stamattina il premier Manuel Valls, sottolineando che al momento "la priorità è arrestare i terroristi che hanno compiuto questo atto abominevole".

Interpellato dalla radio France Info, l'avvocato specializzato in terrorismo Thibauld de Montbrial mette in causa i mezzi limitati dell'intelligence: "I nostri servizi sono molto efficaci, ma la direzione generale della sicurezza interna non ha un numero di funzionari estensibile all'infinito", spiega, sottolineando che non sempre è possibile monitorare in modo costante e preciso tutti i potenziali sospetti.

Mistero sul terzo uomo, il 18enne ha un alibi - È mistero fitto sul terzo uomo dell'assalto a Charlie Hebdo: sospettato di essere stato alla guida delle vetture auto utilizzate nel sanguinoso raid, ha in realtà un alibi che appare di ferro. Hamid Mourad, 18 anni, era sui banchi di scuola, a seguire una lezione di storia.

Secondo diverse fonti vicine all'inchiesta, nei confronti del ragazzo, che rischia pesanti accuse di complicità, non è stata in effetti ancora formalizzata alcuna accusa.

Hamid, dopo aver visto che il suo nome circolava sul web come terzo ricercato con i due esecutori della strage, individuati come i fratelli franco-algerini Said e Cherif Kouachi, si è presentato spontaneamente ieri sera verso le 23 al commissariato di Charleville-Mézières, nel nordest della Francia, per cercare di dimostrare la sua estraneità ai fatti.

E ha subito tirato fuori l'alibi: i suoi compagni di classe affermano che ieri mattina Hamid era regolarmente a scuola. Il ragazzo, che vive con i genitori nel quartiere di periferia Ronde Couture e frequenta l'ultimo anno del liceo scientifico Monge de Charville, è il cognato di uno dei due terroristi ricercati.

"Mourad è stato interrogato e posto in stato di fermo", ha affermato una fonte della polizia, spiegando che "diversi fermi" erano in corso "tra i parenti" dei fratelli Kouachi, i due principali indagati per l'attacco a Charlie Hebdo.

"Era incredulo. Si è consegnato alla polizia per chiarire la sua posizione e provare che non poteva essere a Parigi ma che era a Charleville-Mézières al liceo", ha spiegato un conoscente di Hamid che giura di poterlo descrivere come un tipo "socievole" e per nulla estremista.

"Mourad ieri è rimasto al liceo tutta la mattina. Ci sono molti testimoni. Non capisco perché sia stato fermato - ha insistito un compagno di classe - È un ragazzo molto gentile che non ha nulla a che vedere con i fondamentalisti. È musulmano, ma molto moderato". "Era a scuola con noi - dicono ancora alcuni compagni intervistati da BFM-TV che ne cripta i volti - ieri mattina abbiamo anche preso l'autobus insieme".

Gli amici di Hamid descrivono del resto la sua famiglia come "molto praticante, molto musulmana", ma aggiungono che il ragazzo "ha troppo rispetto per poter fare una cosa del genere". "È una famiglia gentile senza alcun problema. Mourad è molto discreto e disponibile", mettono le mani avanti.

Secondo le testimonianze i responsabili dell'attacco a Charlie Hebdo sarebbero due, ma ieri il ministro dell'Interno francese, Bernard Cazeneuve, parlando al termine del vertice ministeriale straordinario all'Eliseo, ha evocato una terza figura implicata nell'eccidio. Secondo gli inquirenti, questo terzo sospettato, più giovane, sarebbe "il meno coinvolto" nella pianificazione e nell'esecuzione dell'attacco ed è sospettato di aver aiutato i due attentatori nella "logistica": e magari "facendo ricognizioni o aiutandoli nella loro fuga".

La condanna del capo dei musulmani in Bosnia - "Gli individui che abusano della libertà per imporre la non libertà e della religione per giustificare i propri atti infedeli, sono manipolatori egoisti che non potranno distruggere il valore della libertà e la nobiltà della fede sincera". Lo ha detto oggi il capo della comunità islamica bosniaca, Husein Kavazovic, nel messaggio con cui ha espresso la propria vicinanza alle famiglie delle vittime e al popolo e al governo francese per i morti nell'attentato di ieri.

Il suo predecessore alla guida della comunità islamica, Mustafa Ceric, si è da parte sua unito oggi alle persone, fra le quali numerosi giornalisti, che hanno deposto fiori, candele e matite dinanzi al monumento ai caschi blu francesi che persero la vita durante la guerra in Bosnia (1992-95).

Le manifestazioni continuano in diverse città svizzere - Anche oggi, intanto, centinaia di persone si sono riunite in diverse città svizzere in segno di solidarietà con le vittime.

Oltre alle circa 400 persone - in maggioranza giornalisti - raggruppatesi oggi a Ginevra per rendere omaggio alle vittime dell'attentato, si è visto sostegno anche a Zurigo, dove in serata circa 600 dimostranti si sono recati alla Bürkliplatz, per manifestare a favore della libertà di stampa. Hanno invitato a partecipare alla commemorazione il sindacato Syndicom, l'Associazione dei giovani giornalisti in Svizzera e Reporter senza frontiere.

A San Gallo si sono raccolte circa un centinaio di persone sulla piazza del mercato davanti alla sede del legislativo cittadino per un minuto di silenzio in favore delle persone assassinate. Ad esortare l'azione è stato anche qui il sindacato Syndicom. Pure numerose stazioni radiofoniche hanno osservato un minuto di silenzio verso le ore 12.00.

Infine per domani l'ONU prevede una manifestazione commemorativa nella sua sede di Ginevra.

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