Cerca e trova immobili

MALESIA2014, anno nero per gli aerei malesi con 699 morti

28.12.14 - 17:32
Air Asia godeva di un'immagine perfetta con il suo Tony Fernandes, il Mister Air Asia
2014, anno nero per gli aerei malesi con 699 morti
Air Asia godeva di un'immagine perfetta con il suo Tony Fernandes, il Mister Air Asia

KUALA LUMPUR - Prima la misteriosa scomparsa di un jet nell'Oceano Indiano, poi l'abbattimento di un altro aereo in Ucraina, e oggi un altro incidente con ogni probabilità fatale. Per la Malesia il 2014 è stato un anno nerissimo, con un'inusuale concentrazione di tragedie aeree con un totale di 699 persone tra passeggeri ed equipaggio.

I primi due incidenti hanno coinvolto la compagnia di bandiera Malaysia Airlines, considerata di primissima categoria nonostante i problemi economici che già gravavano su di essa. L'8 marzo, il suo volo MH370 Kuala Lumpur-Pechino (239 persone a bordo) virò improvvisamente a neanche un'ora dal decollo, interrompendo le comunicazioni e finendo la sua corsa nell'immensità dell'Oceano Indiano; dopo nove mesi, la più imponente missione di ricerca mai imbastita non ha portato al ritrovamento di nessun detrito.

Quando l'eco di quel disastro stava appena svanendo, il 17 luglio un altro volo della compagnia - l'MH17 da Amsterdam a Kuala Lumpur - fu abbattuto nei cieli dell'Ucraina Orientale mentre viaggiava con 298 persone a bordo. Attribuito ai ribelli filo-russi sebbene la loro responsabilità non sia mai stata accertata, l'incidente contribuì alla crisi diplomatica tra Kiev e Mosca in relazione alla guerra civile che ancora oggi è attiva nell'est dell'ex Paese sovietico.

Improvvisamente snobbata dai passeggeri di un'Asia dove la superstizione rimane radicata (tanto che diversi assistenti di volo si sono dimessi), la compagnia fu in pratica affossata da quei due incidenti, arrivando sull'orlo della bancarotta. Il governo di Kuala Lumpur ha optato quindi per la statalizzazione della compagnia, in vista di un intervento di ristrutturazione.

Dall'altra parte, la Air Asia godeva di un'immagine opposta: un'azienda sana e in continua espansione, partita dall'essere un'indebitata sussidiaria della Malaysia Airlines fino a diventare - dopo essere stata rilanciata dal nuovo patron Tony Fernandes - un gigante nel continente, mettendo in crisi compagnie di bandiera proprio come la Malaysia Airlines con il suo nuovo modello di business. Premiata come "miglior compagnia low cost al mondo" per sei anni di fila, era diventata il simbolo della crescente mobilità della nuova classe media asiatica, senza mai incorrere in incidenti. Fino a che gli ultimi giorni dell'annus horribilis non hanno coinvolto anche lei. 

Tony Fernandes, il Mister Air Asia - Era un dirigente dell'industria discografica e per sua stessa ammissione non sapeva niente di aerei. Ma arrivato a 50 anni, Tony Fernandes è ormai "mister Air Asia", l'uomo che ha fatto di un'irrilevante compagnia malese la regina del settore low cost, cavalcando l'onda del boom di spostamenti nell'Asia della crescita economica record, e sempre mantenendo lo stile che ha voluto infondere alla sua creatura: sì senza fronzoli, ma anche "simpatica" e avvicinabile da tutti.

Cittadino malese della minoranza indiana, a 12 anni Fernandes fu spedito in un lussuoso collegio britannico. Il padre l'avrebbe voluto medico; ma dopo la laurea in ragioneria alla London School of Economics, il giovane Tony entrò da subito nel mondo della musica, dimostrando presto il suo spirito di iniziativa. A soli 26 anni, la Warner gli diede in mano la responsabilità delle sue operazioni in Malaysia.

Fernandes sentiva però l'attrazione del settore aereo, e nel 2001 ebbe un'illuminazione. Intuendo che l'Asia sarebbe stata un terreno fertile per il concetto del "low cost" che stava prendendo piede in Europa, trascorse due giorni all'aeroporto londinese di Luton con una telecamera e parlando con staff e passeggeri. Chiamò la moglie dicendogli di voler avere una sua compagnia. In risposta, lei gli rise in faccia.

Lui però faceva sul serio, e l'occasione propizia arrivò presto. Nel 1997 era stata fondata la Air Asia, un'oscura compagnia controllata dalla Malaysia Airlines, che però era rimasta al palo con due soli Boeing e un mare di debiti. Il primo ministro malese Mahathir Mohamad la cedette a Fernandes per la cifra di un ringgit (20 centesimi di euro). Il nuovo proprietario ci investì i risparmi della sua carriera discografica e persino l'ipoteca sulla casa.

L'azienda è ora un gigante nel settore, e il suo marchio è finito come sponsor anche in Formula Uno e nel campionato di calcio inglese. Ma Fernandes ha mantenuto la stessa immagine gioviale e giovanile che l'ha reso famoso: cappellino rosso Air Asia, un concetto democratico dei rapporti con personale e clientela. Specie all'inizio, lui stesso si concedeva l'occasionale turno come assistente al check-in o ai bagagli. E ancora oggi, quando si sposta in Asia vola sui suoi aerei insieme ai passeggeri, stringendo mani e firmando autografi.

 

ats 

 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE