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ITALIASentenza Eternit, Afeva: "Una terrificante ingiustizia"

20.11.14 - 15:14
L'associazione delle vittime dell'amianto: "Lo Stato sia con noi"
Sentenza Eternit, Afeva: "Una terrificante ingiustizia"
L'associazione delle vittime dell'amianto: "Lo Stato sia con noi"

ROMA - "Questa sentenza ha dichiarato prescritto il reato di un disastro, ma il disastro è ancora in corso": così il coordinatore dell'Afeva (Associazione familiari vittime dell'amianto), Bruno Pesce, nel corso di un incontro organizzato nell'ambito del congresso del sindacato Unione italiana del lavro (Uil), ha parlato della sentenza nel processo Eternit: "Siamo di fronte ad una terrificante ingiustizia. Chiediamo allo Stato italiano di non abbandonarci. Purtroppo tutti i giorni constatiamo che l'amianto continua a fare vittime. Continueremo a lottare per ottenere giustizia".

Presente anche il presidente dell'associazione, Romana Blasotti Pavesi: "La mia lotta è cominciata nel 1982 e non ho mai smesso", ha detto, assicurando di voler andare avanti almeno per "salvare le nuove generazioni". In sala, inoltre, le delegazioni di dieci Paesi che con l'associazione collaborano nella lotta all'amianto, che hanno espresso "solidarietà" ma anche gridato alla "vergogna". È "un dovere lottare per la salute pubblica - ha detto la delegazione brasiliana - la lotta in Brasile non è diversa da quella italiana, le morti sono uguali".

USS chiede una tavola rotonda - All'indomani della sentenza, l'Unione sindacale svizzera (USS) torna a chiedere l'istituzione di una tavola rotonda destinata a trovare soluzioni per le vittime dell'amianto, compreso un fondo di indennizzo.

"Percorrere la via penale per risolvere la problematica dell'amianto significa seguire una strada disseminata di trappole", scrive l'USS in un comunicato. Bisogna invece trovare una soluzione "che tenga in debito conto le sofferenze patite dalle vittime anche in Svizzera".

Inoltre il sindacato chiede al mondo economico di partecipare nella ricerca di "soluzioni giuste". La creazione di un fondo rappresenterebbe "un atto riparatore" per i casi già prescritti e per coloro che si sono ammalati per colpa dell'amianto e non godono della protezione offerta dalla legge sull'assicurazione infortuni.

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