Eppure nessuno avrebbe scommesso la sera delle politiche del 3 novembre 2002 che i nuovi padroni islamici della Turchia, in chiaro contrasto con il secolarismo della Repubblica fondata da Mustafa Kemal Ataturk e difesi dagli allora onnipotenti vertici militari, sarebbero rimasti al potere dieci anni.
La vittoria di AKP nel 2002, con il 34% dei voti, ha innescato in Turchia "una rivoluzione delle menti", ha detto oggi il premier turco. In dieci anni in effetti il Paese è cambiato. I militari sono rientrati nelle caserme. Centinaia di generali e alti ufficiali sono in carcere, accusati di presunti tentativi di golpe. Le forze armate - tre colpi di Stato in mezzo secolo - hanno piegato la testa e accettato la sconfitta. La Turchia dal 2002 attraversa una fase di inedita stabilità politica e di boom economico, con ritmi di crescita 'cinesi' che hanno fatto del paese la 17esima economia mondiale, triplicando il reddito pro capite della sua popolazione.